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Sanremo, i disoccupati della prima serata sono assenteisti

Antonio Sollazzo e Marino Marsicano, i due contestatori del festival

Antonio Sollazzo e Marino Marsicano, i contestatori del festival, hanno alle spalle un reato di truffa per assenteismo dal posto di lavoro

Serena Cirini
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A volte le apparenze ingannano. Il detto sembra valere anche per i contestatori che hanno minacciato di gettarsi dalle impalcature dell'Ariston nel corso della prima serata del festival. Antonio Sollazzo, Marino Mariscano e i due complici che gli hanno aiutatati a compiere il blitz sanremese hanno alle spalle diversi reati, tra cui quello di truffa per assenteismo dal posto di lavoro. A diffondere la notizia è stata la questura di Imperia che, proprio in queste ore, sta indagando per fare maggiore chiarezza sulle dinamiche dell'accaduto. I quattro operai, tutti impiegati del Consorzio Unico di bacino delle province di Napoli e Caserta, sono stati licenziati in seguito allo scandalo sulle assunzioni fittizie che ha travolto la scocietà addetta alla gestione dei rifiuti in Campania. Secondo quanto dimostrato dalla magistratura e dal programma televisivo Report, infatti, i dipendenti del consorzio erano di fatto pagati per non lavorare: "I lavoranti passavano le loro giornate a dormire e giocare a carte", scrive oggi Leonardo Jannacci su Libero.  Tanti scheletri dnell'armadio - I contestatori sono tutti già noti alle forze dell'ordine. Nel loro passato ci sono varie condanne: dai reati contro il patrimonio, all'interruzione di pubblico servizio, passando per violenze a pubblico ufficiale e manifestazioni non autorizzate. Dopo le minacce di suicidio in diretta, a questo elenco vanno ad aggiungersi le accuse di violenza privata (per aver costretto il conduttore Fabio Fazio a leggere la loro lettera) e di procurato allarme. Intanto Giancarlo Leone, direttore di Rai Uno, fa sapere che per i quattro dimostranti è in arrivo anche il divieto di prendere parte ad altre trasmisioni televisive: "Chi si espone in termini mediatici per una protesta, per quanto legittima, non può avere un altro proscenio mediatico, perché al di là di tutto potrebbe creare un effetto emulazione, e la cosa da dramma diventerebbe farsa".  

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