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Bruno Vespa punge Bossi jr

"Renzo cambia gioco"

Michelangelo Bonessa
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Il caso del giochino 'rimbalza il clandestino' fa ancora parlare di sè. Bruno Vespa, celeberrimo giornalista Rai, tira le orecchie a Renzo Bossi, da tutti indicato come l'inventore del giochino da pc. Nella sua missiva Vespa, pur dichiarandosi favorevole ai tentativi che questo governo sta mettendo in opera per arginare l'immigrazione clandestina, critica l'iniziativa del giovane Bossi perchè priva di sensibilità verso delle persone che affrontano viaggi difficili e pericolosi. Una scelta che spesso mette a rischio la vita propria e dei propri cari. L'esortazione finale per il rampollo del Sentùr riguarda il suo futuro: per Vespa Renzo si deve buttare in politica, partendo dal basso dove c'è la gente che può insegnargli qualcosa in più anche in materia di immigrazione.  La lettera - CaroRenzo, posso dire di averti visto crescere. La prima voltache venni a Gemonio, t'incontrai per strada, piccolo, mano nella mano di tuamadre, quella quercia di Manuela, che era venuta a prenderti a scuola. Poi ti ho rivisto giocare nel micro giardino dicasa. C'era anche un cane, se non ricordo male. Infine ti ho visto adolescente,indeciso sull'indirizzo da dare agli studi, come tanti giovani che non hanno capitocon esattezza cosa fare da grande. Tu crescevi e il soggiorno di casa tua erasempre lo stesso, nella dignitosa modestia che mi ha sempre fatto apprezzare latua famiglia. Avevo dimenticato la provenienza di qualche Alberto da Giussanoappeso alle pareti che era stato regalato a tuo padre e tu me la ricordavi.Posso quindi permettermi di scriverti questa letteraaperta. Ho letto di un giochino al computer. Se ho capito bene, l'Italiasarebbe circondata sullo schermo da tante barche di clandestini e vince chi nefa scomparire di più. Se è così, caro Renzo, per favore cambia gioco. Anzifatti promotore perché nessuno dei tuoi amici passi il tempo in questo modo.  So bene quanto siagrave il problema dell'immigrazione clandestina in Italia. So bene chel'incredibile indifferenza europea e un malinteso senso umanitario con le bendesugli occhi ha fatto per troppo tempo dell'Italia il porto franco dei disperati(e dei delinquenti) di mezzo mondo. Per l'esperienza che ho maturato sul campo,credo che sia stato giusto portare da due a sei mesi il periodo di detenzionenei centri per consentire una identificazione più facile e per scoraggiaremolte persone dall'intraprendere un'avventura dagli esiti molto incerti. Credoanche che la nuova legge abbia dato ai mercanti di carne il segnale di unasvolta. Ho conosciuto clandestini diprofessione, senza nome e senza nazionalità, che vivono in Italia da vent'anni.Una soluzione a questo problema andata trovata. O almeno tentata. Ma non puoi dimenticare, caro Renzo, che gli immigratisono uomini, come te e come me. Anzi, spesso sono ragazzi della tua età,costretti a fuggire dai loro paesi perché non hanno nessuna prospettiva di vitae nessun diritto alla speranza. Li ho visti sbarcare e ti confesso che honascosto il mio taccuino perché mi vergognavo di fare il cronista ben pasciutoche annotava lo sguardo di gente arrivata da non si sa dove in un paesesconosciuto. Ho conosciuto un ragazzo appena più grande di te: è statofortunato, lavora per “Save the Children”, ma la sua storia è incredibile. Tibasti dire che all'inizio di un viaggio durato mesi, pieno di violenze e diricatti , ha dovuto lasciare la sua mamma, perché scappare in due – con unapersona non più giovanissima – è quasi impossibile. Pensa a tua madre. Pensache non la rivedrai più perché lei stessa ti dice: va, figlio mio, salvati tu.Possiamo pensarla come vogliamo, ma questa gente merita rispetto. E allora, Renzo, ti faccio una proposta. Ho sentito che tuvuoi fare politica. Bene, vieni da un'ottima scuola e hai buone possibilità diemergere. Ma in politica, come in ogni mestiere, bisogna cominciare dal basso,bisogna sporcarsi le mani. Il problema dell'immigrazione clandestina riguardala tua generazione molto più della mia. E' un problema drammatico che investela scuola, il lavoro, la religione, le tradizioni, la tolleranza ol'intolleranza reciproche. Occupatene fin d'ora. Va nei centri, parla con lagente che vi è detenuta, parla con i poliziotti che sanno chi fa il furbo e chino, chi è davvero un perseguitato politico eritreo o chi viene qui soltanto perbattere il marciapiedi. Quando Roberto Maroni va in Libia o in Tunisia o inMarocco, fatti inserire in qualche modo nella delegazione. Va a vedere dipersona quante ambiguità bisogna combattere, quanto sono difficili gli accordi.Poi va a Malta a vedere l'altra faccia della medaglia, quelli che si voltanodall'altra parte quando passa una barca. Infineaccompagna qualche parlamentare della Lega a Bruxelles e cerca di capire perchél'Europa tarda a varare l'unica soluzione possibile: un gigantescofinanziamento nei luoghi di maggiore povertà – il nuovo piano Marshall, dicevaBerlusconi – per evitare che milioni di disperati premano a frontiere che primao poi, purtroppo, cederanno di schianto.  Diventa unesperto di immigrazione. Sarà il problema principale di domani. Ma oggi, perfavore, cancella quel gioco anche dal tuo computer, dopo che facebook l'hatolto dal suo circuito. Con affetto e tanti auguri.

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