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Black bloc, parla il poliziotto pestato: "E' stato un agguato"

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 10 maggio 2015

2' di lettura

"Sono scivolato a terra sull' erba bagnata. Poi giù sul marciapiede. Hanno iniziato a prendermi a calci, pugni e mazzate. Per fortuna avevo il casco, se no non so come sarebbe finita". Antonio D'Urso, vicequestore a Quarto Oggiaro è il poliziotto protagonista della fotosequenza con il suo pestaggio da parte di quattro incappucciati, ricostruisce così quei momenti di violenza. Sul corpo ha ancora i lividi sul fianco e sull'avambraccio sinistro, punti, spiega dove non ci sono le protezioni e a Repubblica racconta: "Non ricordo con precisione che ora fosse. So che abbiamo finito il servizio alle 18. Il corteo si era ormai praticamente sciolto, ma", continua, "c'era ancora gente che faceva casino. Continuavano a lanciare oggetti di ogni tipo, sassi, bottiglie, pezzi di ferro. Noto una ragazza, in particolare. È a volto scoperto e quindi memorizzo la sua faccia. Era una delle più scatenate. Faceva parte di un gruppetto". Il fermo di Alice - Antonio D' Urso era riuscito a bloccare Alice, 33 anni, milanese capelli scuri, vestita di nero, proprio in largo Pagano. "La riconosco, in mezzo alle piante", spiega il vicequestore. "Il mio dovere era arrestarla. Mi avvicino e la afferro a un braccio. Lei si gira di scatto e mi tira contro una bottiglia, che riesco a schivare. La stavo portando dai colleghi quando sono usciti da un cespuglio alcuni suoi compagni. All' improvviso". D' Urso, in quegli istanti, tra le aiuole, si trova solo. È in inferiorità numerica. Quattro, cinque manifestanti contro un uomo in divisa. "Mi hanno spinto e sono caduto a terra. Uno, con la maschera antigas, cercava di spaccarmi la visiera con un oggetto di ferro. L'altro (giubbino marrone, cappello con visiera, occhiali scuri) mi colpiva con un bastone. Se non avessi avuto il casco, la conchiglia, i parastinchi e le altre protezioni sarebbe finita molto peggio. Ora invece sono ammaccato, ma niente di grave". Quanta paura ha avuto di restare sotto, ha chiesto Paolo Berizzi all'agente. "La paura fa parte del mio mestiere, quando sei sulla strada in situazioni come queste può sempre succederti qualcosa, lo sai", ha risposto il vicequestore D'Urso che sabato sera era di nuovo in servizio."Io volevo arrestarli. E quando sono riuscito a riconoscere la ragazza ho fatto il mio dovere. Non mi aspettavo l' agguato, non pensavo sarebbero usciti altri in quel momento".

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