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Scuola, il governo cambia: un miliardo di euro per sicurezza, materie, precari e informatica

di Gian Marco Crevatin domenica 17 agosto 2014

3' di lettura

Connessioni superveloci, lavagne multimediali, "classi 2.0". Ancora una volta gli epiteti si sprecano per descrivere quella che secondo il nuovo governo sarà la scuola di domani: reti wi-fi ma non solo, il ritorno in pompa magna dell'arte, della musica e della tanto agognata geografia, (forse) finalmente scorporata dall'angusto (e orrido) binomio con la storia. Ma vediamo nel dettaglio cosa c'è di concreto dietro agli hashtag #scuolebelle #scuolenuove #scuolesicure, cosa si nasconde, nei fatti, dietro al miliardo o forse più stanziato dal premier per il pacchetto scuola. Ipse dixit - "Inizieremo con un percorso radicale di riflessione sulla scuola, con particolare attenzione alla scuola media, all'autonomia e al rapporto formazione/lavoro" proclama Matteo Renzi che venerdì scorso ha incontrato il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini per fare il punto, punto da cui prenderà corpo un provvedimento ad hoc atteso per la fine di agosto. Le novità - Sul fronte materie, come già accennato, farà il suo grande ritorno la geografia, non più abbinata alla storia in tre ore settimanali ma in versione "single" con due ore autonome alla settimana. Stessa sorte dovrebbe toccare alla musica e alla storia dell'arte (costo dell'operazione, solo per quest'ultima, 25 milioni di euro) all'interno del progetto per valorizzare l'avvicinamento dei giovani al patrimonio artistico, fortemente auspicato dalla cittadinanza dopo molteplici raccolte firme, proteste, lese maestà e quant'altro. New entry pure la carta d'identità delle scuole, atta a "favorire la responsabilizzazione" a dirlo con Annamaria Ajello, presidente di Invalsi: con l'avvio ufficiale, ogni istituto avrà infatti una vera e propria scheda, utile a delinearne punti di forza e di debolezza. Precari - Tasto dolente per antonomasia, quest'anno entreranno di ruolo 28.781 docenti, numero estremamente inferiore alle disponibilità di posti: la solita annosa questione della divisione fra l'organico di diritto e quello di fatto, detta meglio, la distinzione che c'è fra assunti e precari. La soluzione migliore ad oggi parrebbe quella offerta del ministro Profumo, cioè una rete di insegnanti, a contratto a tempo indeterminato, sempre a disposizione (onde evitar il massiccio utilizzo di supplenti). Note dolenti - Tralasciando la pur buona idea di puntar sull'apertura pomeridiana di qualche istituto, le risorse non ci sono. Le Province subiranno tagli tragici (oltre nove miliardi) ed è perciò difficile immaginare uno scenario simile (solo per mantenere il riscaldamento acceso tutto il pomeriggio le spese sarebbero insostenibili, ad esempio). Capitolo Maturità. Ogni anno i nostri onorevolissimi alunni superano la prova nel 99,2% dei casi, prova che costa allo Stato 80 milioni all'anno. Chiaramente non si pensa di eliminarla al momento, ma di rivoluzionarla, e già dal prossimo anno la seconda prova sarà più asciutta rispetto a quella attuale (al momento piuttosto abbondante). Nota di demerito, infine, per l'auspicata rivoluzione informatica, che per ritardi e incongruenze meriterebbe un capitoletto a parte. Un po' di dati chiariscono l'inghippo, ma nel frattempo diciamo questo: tablet e lavagne multimediali interattive (lim) che sembravano la soluzione ideale e universale a ogni male si sono rivelate un'insuccesso. La cruda realtà è resa evidente ancor meglio dai dati a disposizione: dei 121 milioni di euro dell'investimento complessivo solo il 32% di scuole risultano provviste di Lim, solo il 25% di istituti in grado di navigare ad alta velocità e dulcis (si fa per dire) in fundo si constata un desolante 7,8 studenti per ogni computer a chiudere il quadro. Le classi all'avanguardia sono 416 su 323.605 e le scuole addirittura 14 su 22600: ed è qui che il governo fa un glorioso capitombolo, anche perchè non sono previsti più stanziamenti per l'acquisto di nuovi strumenti che nel frattempo, beffardamente, rischiano di diventare obsoleti. Urge reagire. Urge vera rivoluzione.  

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