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Jihad, l'allarme sulle carceri italiane: 53 detenuti filo-Isis potenziali terroristi

di Giulio Bucchi martedì 31 marzo 2015

2' di lettura

Dalla fine di dicembre sono ci sono stati 26 casi sospetti di espulsione di sospetti jihadisti dall'Italia. L'ultimo e più clamoroso è quello di Khalil Jarraya. Il 46enne tunisino, detto il "colonnello" per i trascorsi di combattente nelle milizie bosniache dei "mujihaddin" durante la guerra nella ex Jugoslavia, ha chiesto di essere espulso, scegliendo questa come soluzione alternativa al residuo di pena che stava scontando al carcere di Rossano per terrorismo internazionale. A metà febbraio, quindi, è stato accompagnato alla frontiera per essere consegnato alle autorità tunisine. Nel 2007 era stato arrestato per essere a capo di una cellula jihadista, scoperta dalla Digos. Le indagini - Si stanno svolgendo da tempo degli accertamenti nei carceri che controllano i detenuti provenienti al Medio Oriente. Soprattutto dal 7 gennaio, il giorno stesso della strage nella redazione del settimanale Charlie Hebdo, in quanto sembra che diversi detenuti di fede islamica avrebbe inneggiato all'accaduto. Da quel giorno il Nic, il Nucleo investigativo centrale, ha iniziato un monitoraggio su 53 detenuti di cui 12 stanno scontando pene per reati di terrorismo internazionale. Questi 12 carcerati si trovavo nel carcere di Rossano, dove si trovava Jarraya. Per loro è iniziato un controllo serratissimo delle comunicazioni e della corrispondenza. Per quindici soltanto "attenzionati", invece, il Nic segnala al Comitato di analisi strategica antiterrorismo ciò che può apparire sospetto, come ad esempio articoli di giornali o scritte inneggianti l' Isis. Quanti sono - La situazione è delicata, soprattutto se si pensa che su 53mila detenuti in Italia, circa 10mila sono di fede islamica, e la maggior parte di loro praticanti. Anche su questo il ministero della Giustizia si è concentrato negli ultimi anni, per rispondere alle loro esigenza. Come ha detto il Guardasigilli Orlando: "bisogna assicurare il diritto di culto negli istituti per evitare l' effetto boomerang come Guantanamo".

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