Gelmini: "Una scuola educativa
che usi le nuove tecnologie"
Ilmaestro unico, le classi con i bimbi immigrati, la riforma, la reintroduzionedel voto in condotta. E poi ancora i primi risultati ottenuti, gli obiettiviper il futuro. Mariastella Gelmini parla a tutto tondo del mondo della scuola. E lo fa in un'intervistaal direttore di Videonews Claudio Brachino,durante la puntata di oggi di “Mattino Cinque”. Unariforma in cinque punti quella proposta dal Ministro Gelmini, che trova nelmaestro unico il suo cardine; la seconda novità riguarda le scuole superiori eprevede che per essere ammessi all'esame di maturità sia necessario avere lasufficienza in tutte le materie, e non basterà, dunque, la sola media del sei.Per la prima volta, verrà segnalato al genitore con un sms quando l'alunno nonsarà presente in classe. L'ducazione fisica da quest'anno vale come materia, eil suo voto fa media con le altre. Infine, la pagella rimarrà quellatradizionale, su carta, ma le scuole potranno pubblicarne una anche sul propriosito web. Ministro, è ancora convinta della scelta delmaestro unico? “Assolutamente si. Io continuo a pensare che siauna scelta che ci allinea all'Europa, poiché il modulo della presenza di piùinsegnanti su un'unica classe era una anomalia tutta italiana; inoltre ilbambino, nei primi anni della sua esperienza scolastica, ha bisogno di un unicopunto di riferimento, di una guida. Questo concetto è compatibile con la figuradell'insegnante prevalente, che potrà essere affiancato dall'insegnate direligione o di lingua straniera. È un modello che fa chiarezza e che mette igenitori nella condizione di essere tranquilli rispetto alle ore che il propriofiglio passa a scuola e di avere comunque una persona che si occupa di lui, e che,trascorrendo molto tempo nella stessa classe con gli stessi bambini, è in gradodi capire le difficoltà di apprendimento e gli eventuali problemi caratteriali,e, allo stesso tempo, di valorizzarne il talento.” Altro punto della sua riforma, è la reintroduzionedel voto in condotta. “Se c'è un principio che accompagna lariforma nel suo complesso è la volontà che a scuola si torni ad educare; noivogliamo ribadire la funzione educativa della scuola. Anche il Santo Padre, dueanni fa, aveva evocato l'emergenza educativa, e la necessità di interrogarsisulla funzione fondamentale della scuola. A scuola occorre mettere al centro lostudente, la sua persona, e questo significa attenzione alle singolediscipline, all'apprendimento dei saperi, ma anche ai comportamenti. Aumenta il disagio giovanile, sono molti i casi dibullismo e, quindi, credo che accanto alla valutazione delle singole materiesia importante la valutazione del comportamento, non come mezzo per sanzionareo per punire, ma per formare il ragazzo e tenere comportamenti corretti,rispettare l'insegnante, magari alzarsi in piedi quando l'insegnante entra inclasse, a rispettare i compagni. Io penso che la scuola debba affrontare lasfida educativa con coraggio e non in maniera rinunciataria.” Secondo lei ha dato dei frutti questa riforma? “Le riforme nella scuola hanno effetto nel medioperiodo, ma certamente un ritorno alle serietà, al rigore, ma anche alla valutazionedei comportamenti, sono elementi positivi che le famiglie, anche come emerge darecenti sondaggi, vedono in maniera utile per la crescita dei propri figli ecredo sia anche un atto dovuto, perché se non si impara a scuola la valenzadella nostra Costituzione e come ci si comporta in una comunità, credo che poida adulti sia difficile colmare queste lacune.” Un ritorno, quindi, alla scuola del rigore, ilrecupero della scuola post '68, che aveva, anche se con dei meriti,de-ritualizzato e de-sacralizzato alcune figure. Forse c'era bisogno direcuperare alcuni schemi. Anche le bocciature, che sono aumentate nel corsodello scorso anno scolastico, fanno parte di questo ritorno alla scuola delrigore?” “Io credo che non sia mai bello quando un ragazzoperde l'anno, ma anche una scuola che promuove automaticamente tutti è unascuola che rinuncia ad educare, che rinuncia a formare i ragazzi; utilizzadelle scorciatoie che, però, hanno il fiato corto. Il ritorno ai voti, anzichéa giudizi spesso incomprensibili e fumosi, è un'assunzione di responsabilità daparte degli insegnanti e, allo stesso tempo, un ricreare le condizioni di unambiente educativo. Questa credo sia la migliore risposta che noi possiamo darealla crisi che stiamo affrontando e che è una crisi economica internazionale,ma è anche una crisi di valori. Una società si fonda su una buona scuola e noivogliamo, e questo è un impegno del presidente Berlusconi in primis, fare siche ogni ragazzo, indipendentemente dal luogo di residenza e dal ceto sociale,possa accedere ad una buona scuola. Non ci si può accontentare di scuole chesono a macchia di leopardo perché esistono le eccellenze, ma, in molti casi, leclassifiche internazionali sono lì a testimoniare che noi non raggiungiamo buonirisultati. La scuola è troppo importante per affrontare questo tema in manierarassegnata o pressappochista; occorre avere il coraggio di difendere ciò chefunziona, ma anche di individuare i problemi e tentare delle soluzioni. Capisco che la sinistra possa essere sorpresarispetto ad un governo di centro-destra che punta sulla scuola, e la mette alcentro del proprio programma di governo, ma la scuola sessantottina, del falsoegualitarismo, in realtà oggi sta facendo pagare ai ragazzi un prezzo molto alto,poiché è diventata una scuola autoreferenziale, una scuola che non si preoccupadi far pesare un diploma, una qualifica o una laurea. Questo scollamento con ilmondo del lavoro, con l'occupazione, mette in difficoltà i giovani di oggi. Con il ministro Sacconi abbiamo presentato unaproposta nella quale io credo molto, ovvero un avvicinamento, una integrazionetra il mondo dell'apprendimento e il mondo del lavoro, perché non è possibileche l'offerta formativa sia costruita sulla base di un aumento del numero dellecattedre, di una moltiplicazione degli insegnamenti. Questo vale sia per lascuola che per l'università. Occorre che l'offerta formativa intercetti leesigenze del settore produttivo del mercato del lavoro e metta, quindi, igiovani nelle condizioni di costruire il proprio percorso professionale.” Un altro tema molto discusso è il tempo pieno: sonostate attivate oltre 2000 classi in più rispetto allo scorso anno, quindi per50.000 bambini in più c'è la possibilità di prolungare l'orario fino alpomeriggio. Secondo lei basterà? “Purtroppo abbiamo trascorso un anno in cui lasinistra ha creato un allarmismo ingiustificato: si diceva che il tempo pienosarebbe stato abolito e che l'introduzione del maestro unico di riferimentoavrebbe determinato al massimo la trasformazione del tempo pieno in una sortadi doposcuola. Dopo un anno dall'entrata in vigore della riforma, non solo iltempo pieno non è diventato un doposcuola, ma è a tutti gli effetti un insiemedi ore di apprendimento al pari delle ore del mattino, ma è anche aumentatonella sua globalità, nel senso che da quest'anno ci saranno 50.000 ragazzi inpiù che potranno usufruire del tempo pieno. Credo che questo dimostri come siatotalmente scorretto e ingiustificato l'allarmismo che è stato creato per unanno intero. Purtroppo il tema della scuola viene affrontato in manieraideologica e, spesso, cedendo a contrapposizioni sterili che non danneggianotanto il governo, quanto le famiglie, i genitori, i ragazzi. All'inizio delmandato in commissione scuola, avevo auspicato che si potesse, almeno su untema così delicato che riguarda il paese perché la scuola non è né di destra nédi sinistra, non appartiene neanche al sindacato, ed è forse il patrimonio piùprezioso che noi possiamo consegnare ai giovani, e proprio per questo motivocredo che ci vorrebbe maggiore serietà. Invece, la possibilità di affrontarequesto tema con il contributo di tutti, non c'è; ogni riforma viene stravoltanella sua portata e nel suo significato, e questo determina, purtroppo,confusione negli utenti, nelle famiglie e negli studenti, e crea un danno alpaese nel suo complesso.” Si va verso l'informatizzazione della scuola, chevuol dire anche recupero del tempo, snellimento delle procedure e menoburocrazia. È così? “Noi vogliamo utilizzare le nuove tecnologie perripristinare un'alleanza educativa tra la scuola e la famiglia. Troppo spessoci sono genitori accondiscendenti con i figli che involontariamentedelegittimano il ruolo degli insegnanti e, allo stesso tempo, oggi i tempilavorativi e gli impegni lavorativi delle famiglie rendono difficile il seguireil proprio figlio a scuola. Le nuove tecnologie hanno anche questa valenza; lapossibilità di informare i genitori attraversi un sms di assenze ingiustificate,o prenotare via mail colloqui con gli insegnanti, sono modalità importanti perfavorire questa alleanza educativa. I giovani hanno bisogno di punti diriferimento e di una sinergia, di una collaborazione molto forte tra i duepilastri dell'educazione. Le nuove tecnologie possono servire anche a questo.Vogliamo, inoltre, diffondere l'utilizzo delle lime, le lavagne interattivemultimediali, che cancellano la vecchia lavagna tradizionale perché possonoaiutare a rendere più stimolante l'apprendimento, e a renderlo più veloce. Èchiaro che le nuove tecnologie non sostituiscono il bravo insegnante; c'èsempre bisogno dell'educatore, del formatore, ma penso che la scuola digitalepossa rappresentare un salto di qualità importante. Noi stiamo cercando di dotarele scuole di computer, di lavagne interattive multimediali, ma anche di formaregli insegnanti all'utilizzo di questi nuovi strumenti. Abbiamo siglato con ilministro Brunetta molti protocolli d'intesa con aziende, anche private chehanno messo a disposizione il loro know how e, anche, delle risorse, perfavorire la nascita della scuola digitale. Noi abbiamo di fronte, ormai,“bambini digitali” che più e meglio di noi conoscono e approcciano questi temied è bene che a scuola ci siano gli strumenti indispensabili. Nelle grandi città, ma non solo, a volte ci sitrova davanti al paradosso di intere aule composte da immigrati o figli diimmigrati. “Esistono queste situazioni e gli insegnanti e idirigenti sono i primi a segnalarle come situazioni non idoneeall'integrazione. Classi che siano prevalentemente, o quasi esclusivamente,composte da studenti immigrati, diventano classi-ghetto. Il temadell'immigrazione e, soprattutto, di come integrare nelle scuole glistudenti immigrati, è un tema molto delicato: ancora una volta, si commettel'errore di affrontare il problema in termini ideologici. È l'esperienza che cisuggerisce l'introduzione di un tetto del 30% perché quelle sono le condizioniideali per trovare un equilibrio tra la presenza di studenti italiani estudenti immigrati e favorire, quindi, le condizioni dell'integrazione. L'importante è trovare un equilibrio e il 30% è unpunto di riferimento che, nei fatti, si è dimostrato ideale per favorire unacrescita e una didattica migliore all'interno della stessa classe. Non esisteintegrazione se questi ragazzi non vengono messi nella condizione di conoscerela lingua italiana. Grazie, anche, all'esperienza dei mediatori culturali estanziando alcune risorse, stiamo facendo in modo che possano esserci dei corsidi recupero di lingua italiana nel pomeriggio. Anche questo è un elementoimportante come la conoscenza della costituzione. La scuola deve essere la sedein cui l'integrazione nasce come dialogo, non è mai una resa. A scuola dobbiamodifendere la cultura dell'occidente e delle nostre radici che sono intriseanche di valori cattolici e, allo stesso tempo, è proprio dalla conoscenzadella nostra identità, della nostra cultura e dei nostri valori che si crea nelragazzo una apertura alla cultura differente. Ma non dobbiamo confondere ilconcetto di integrazione con un dialogo a senso unico. Deve esserci unareciprocità ed un confronto.”