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Verona, neonati uccisi in ospedale. Il batterio killer in un rubinetto di terapia intensiva

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Era in un rubinetto dell'acqua del reparto di terapia intensiva neonatale dell'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona  il Citrobacter, il batterio che ha ucciso quattro bambini tra la fine del 2018 e l'inizio del 2020. Sono questi i risultati a cui giungono le due commissioni di indagine nominate dalla Regione Veneto, e di cui un'anticipazione è stata pubblicata oggi dal Corriere del Veneto. 

 

 

 

La relazione della commissione, coordinata da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all'Università di Padova, sarà consegnata alla Procura della repubblica di Verona, stando agli esperti il batterio killer  avrebbe colonizzato il rubinetto probabilmente a causa di un mancato o parziale rispetto delle misure d'igiene; un altro errore potrebbe essere stato di ricorrere all'acqua del rubinetto e non ad acqua sterile. 

I primi controlli da parte dei vertici dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Verona erano stati avviati a gennaio poi erano stati interrotti a causa dell'emergenza Coronavirus. 


Il reparto di Ostetricia - Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica - è stato riaperto oggi, dopo che il 12 giugno scorso il direttore generale dell'Aou veronese, Francesco Cobello, ne aveva disposto la chiusura, procedendo alla totale sanificazione degli spazi. 

Il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia,  intervenuto sul caso ha spiegato di aver dato "disposizione al segretario regionale della Sanità Mantoan che tale relazione venga inoltrata alla Procura della Repubblica e resa disponibile per l'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e per i famigliari dei bambini colpiti dal batterio, in modo che possano conoscere gli esiti fin da subito".
 

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