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Immigrazione, la quarta nave della Sea Eye: finanziata dalla Chiesa Cattolica

martedì 1 settembre 2020

2' di lettura

 Non bastavano le imbarcazioni nel Mediterraneo ora ci si mette anche la chiesa cattolica  a farne arrivare delle altre. La Chiesa è infatti "grande sostenitrice" della Ghalib Kurdi, la quarta nave della Sea Eye, Ong tedesca, che si appresta a comparire vicina alle coste italiane.

Alla vigilia della mortre del bimbo curdo di 3 anni, Alan Kurdi, trovato morto sulla spiaggia turca di Bodrum e la cui immagine ha fatto il giro del mondo, a Resensburg la Sea Eye ha presentato la quarta nave della sua flotta. Ghalib è il fratello maggiore di Alan Kurdi e come lui morto in quella tragica giornata: "Sin dalla prima missione nel 2016, Sea-Eye ha salvato più di 15 mila vite in oltre 70 missioni – dicono dalla Ong - ma in attesa di far ripartire la Alan Kurdi, già dallo scorso febbraio abbiamo cominciato a sviluppare il progetto per una nuova nave". 

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L’idea è quella di mettere in mare un’imbarcazione che risponda anche a tutti i requisiti possibili richiesti a una nave di soccorso, in modo da superare le eventuali ispezioni della Guardia costiera italiana, come quella che dopo un salvataggio di migranti ha bloccato per mesi la Alan Kurdi per “gravi deficienze nella sicurezza”. La nuova nave sarà in mare entro l’anno, promettono dalla Ong. "Il nostro unico obiettivo è salvare vite in mare – ha detto il presidente di Sea-Eye, Gordon Isler – e l’unico modo per farlo è mandare lì le nostre navi".

Nel frattempo, la Alan Kurdi, attualmente ferma nel porto di Burriana, in Spagna, si prepara a partire. Si è in attesa del pronunciamento del Tar di Palermo, dopo il ricorso d’urgenza presentato dalla Ong per il dissequestro. Sarà la quinta nave umanitaria che tornerà in mare in questa estate e a distanza di mesi dal fermo, dopo la Sea Watch 4, la Mare Jonio, la Open Arms e dopo l’arrivo nel Canale di Sicilia della Louise Michel, l’ex motovedetta francese che lo street artist inglese Banksy ha acquistato e allestito, per trasformarla in una veloce imbarcazione di soccorso. Le Ong, insomma, nonostante tutto non fermano le loro attività, rallentate da sequestri come quelli della Ocean Viking e della Sea Watch 3 entrambe ancora ferme nel porto di Porto Empedocle, e anzi rilanciano.

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