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Willy Monteiro, indiscreto dalla procura: tutte le menzogne dei fratelli Bianchi nel corso dell'interrogatorio

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Se fosse per i quattro accusati Gabriele e Marco Bianchi,  Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, Willy Monteiro Duarte sarebbe quasi morto per il freddo. Gli indagati non parlano di percosse e non la chiamano nemmeno rissa. Il pestaggio in cui ha perso la vita a Colleferro il 21 enne di origini capoverdiane sarebbe addirittura ridotta ad una "discussione" stando a sentire i verbali degli interrogatori. Bugie su bugie, con i fratelli Bianchi sbruffoni anche in carcere "ma adesso siamo costretti a bere acqua di rubinetto"". Gabriele Bianchi, 26 anni il maggiore, che dimentica la sua fedina penale: "Lei ha precedenti penali? No...forse sì. Ha ricoperto cariche pubbliche? Sì, uno stage di due anni presso il comune di Artena". 

Quando il giudice gli chiede di ricostruire la notte al locale Duedipicche racconta di essere andato con "mio fratello Marco e Vittorio Tondinelli andiamo al locale Duedipicche, poi ci allontaniamo con tre ragazze. A un certo punto Michele Cerquozzi (amico di Artena, ndr) mi telefona e mi chiede di tornare là. Vediamo una rissa e ci dirigiamo verso la folla. Mentre cercavamo di capire, vedo Willy spostarsi come se fosse stato spinto. Accanto a Willy c'era un ragazzo che gesticolava (si tratta di Samuele Cenciarelli, amico della vittima, ndr) e io l'ho spinto per paura che colpisse mio fratello. Non ho visto chi ha spinto Willy». 

 

 

Non ha visto e non ha spinto "nessun contatto". Willy praticamente è caduto a terra da solo, "non ho visto chi lo ha colpito (...) La nostra macchina era a 15 metri dalla discussione". Stessa musica per il fratello Gabriele: "Non so come è caduto Willy, nemmeno lo ricordo. Dopo siamo andati via". 

Balle vergognose a cui non crede il pm di Velletri, Luigi Paoletti non crede a una sola parola, Gabriele Bianchi sostiene di aver spinto "l'amico di Willy, ma non lui. Tutto è durato pochi secondi. Non avevamo bevuto né assunto alcun tipo di droga. Alla fine siamo tornati al locale di mio fratello ad Artena...".  Un copione stabilito quella notte a bordo dell'Audi sulla via del ritorno, e che vuole che nessuno dei presenti (oltre ai fratelli, Belleggia, Tondinelli, Cerquozzi e un altro amico) parli di ciò che è successo. 

Marco Bianchi, le mena per sport, è campione di Mmma, racconta che  era al cimitero nel pieno di un amplesso con tre ragazze quando lo chiama "Cerquozzi per aiutarlo a Colleferro. Ha chiamato Tondinelli e mio fratello dicendo che alcuni ragazzi discutevano".

E qui che racconta la versione dei "pacieri". "Ho spinto Willy perché stava discutendo in gruppo, è caduto ma poi si è alzato e sono andato via. L'ho spinto con le mani, non gli ho dato un calcio al torace. Non ho dato nessuno colpo, Pincarelli e Belleggia non hanno dato colpi". Peccato che questi "caschi blu" secondo ben quattro testimonianze oculari abbiano proprio assalito Willy.  

Mario Pincarelli nelle testimonianze è ermetico: "Belleggia ha discusso con un ragazzo. Ero con lui e altre persone. I fratelli Bianchi intervengono per un passaggio. Scendono dalla macchina, dicono di andare via. Io non ho nemmeno parlato con Willy. I Bianchi non hanno toccato nessuno. Io stavo cercando di mettere pace tra Belleggia e l'altro ragazzo. Dopo ci siamo visti ad Artena al locale di Alessandro, il fratello di Gabriele e Marco".  Tutte bugie, appunto, perché qualcuno ha scattato le foto, quelle del Suv che scappava via e che ha spinto gli investigatori a fermare i quattro.

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