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Delitto di Seriate, Antonio Tizzani trattato da assassino per 4 anni: ora è stato assolto, la sentenza-choc

Brunella Bolloli
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Dunque a Seriate da quattro anni c'è un assassino in libertà perché non è Antonio Tizzani ad avere ucciso la moglie. Lo hanno deciso i giudici della Corte d'Assise di Bergamo che ieri hanno assolto con formula piena l'ex ferroviere 73enne, unico imputato nel processo per l'omicidio di Gianna Del Gaudio. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro i prossimi 90 giorni, ma intanto Tizzani si gode il momento, ha già detto che trascorrerà Natale con i figli e in fondo, certo, si aspettava un esito favorevole perché «quando uno non ha fatto niente, cosa si deve aspettare?», ha detto fuori dal tribunale.

 

L'uomo si è sempre professato innocente fin da quando, quella sera d'estate del 2016, è tornato a casa dopo avere innaffiato le piante in giardino e ha trovato la consorte in una pozza di sangue. Era il 26 agosto, mezzanotte passata da poco, Gianna Del Gaudio è stata colta alle spalle dal suo assassino mentre era in cucina della villetta di piazza Madonna delle Nevi che divideva col marito. I vicini, sentiti dagli investigatori, hanno detto che tra i due i rapporti non erano idilliaci, le liti negli ultimi tempi erano frequenti, lui non era di sicuro un tipo tenero, forse era geloso in modo esagerato e forse la maltrattava; agli atti dell'inchiesta ci sono pure due testimonianze di una coppia di passanti che hanno riferito agli inquirenti di urla sospette provenire dalla villetta proprio in un'orario abbastanza compatibile con il delitto.

NESSUNA RISPOSTA
Gianna, 63 anni, da un anno era andata in pensione dalla scuola, per una vita aveva insegnato Italiano e Storia nei licei della Bergamasca ed era così amata dai suoi studenti che per il suo ultimo giorno d'insegnamento i ragazzi avevano voluto salutarla con striscioni, regali e una targa in suo onore. Quando c'è stato il funerale, erano tutti in lacrime, colleghi e alunni, incapaci di darsi una risposta. Anche adesso, a distanza di oltre quattro anni, una risposta alla tragica fine di questa madre di famiglia benvoluta dalla sua comunità non c'è. Per questo è stato facile concentrare tutti i sospetti sul marito, il primo ad avere dato l'allarme, il primo a chiamare i carabinieri e il figlio Paolo, che abita poco distante, e a spiegare che mentre lui era in giardino a bagnare i fiori o ad aggiustare un ombrellone, un uomo si era intrufolato in casa e aveva ucciso la consorte. Il 73enne, da subito, ha respinto con fermezza ogni addebito accusando dell'omicidio l'ignoto killer.

 

Una persona nascosta da un cappuccio che, dopo avere sgozzato Gianna e aperto qualche cassetto, si sarebbe dileguata nel buio. Secondo Tizzani, il ladro è scappato nella notte scavalcando il cancelletto della villetta di Seriate, ma del passaggio di costui sulla scena del crimine, gli inquirenti non hanno mai trovato traccia. Eppure, l'ex ferroviere, assistito dall'avvocato Giovanna Agnelli, ha ripetuto la sua versione più volte, rivendicando la propria estraneità ai fatti: «Non avrei mai commesso nulla del genere. Gianna mi manca tantissimo, piango per lei». La sua difesa, in particolare, ha fatto leva su tre punti: gli esiti delle consulenze dei medici legali secondo le quali, con quelle modalità di uccisione, l'assassino non poteva non essere imbrattato di sangue, e Tizzani non lo era. Le grida sentite dai vicini erano quelle, strazianti, del ritrovamento da parte di lui del corpo senza vita della moglie. Infine, la presenza del Dna sull'arma del delitto, un taglierino, poteva essere dovuta a un caso di contaminazione tra i vari reperti e non necessariamente un indizio di colpevolezza.

LA VERSIONE DEL PM
Di diverso avviso la pm Laura Colucci che per l'ex capostazione aveva chiesto l'ergastolo: «L'imputato ha brutalmente ucciso la moglie, capro espiatorio delle sue frustrazioni e dell'insoddisfazione della vita da pensionato. Lei, dopo anni di umiliazioni, aveva forse cercato di ribellarsi», è stato un passaggio della sua lunga requisitoria. Alla fine i giudici di Bergamo non gli hanno dato ragione. Tizzani è stato prosciolto e potrà trascorrere le feste a casa con i figli e con i nipoti. Epilogo opposto, invece, a Torino dove ieri un pensionato 53enne, Nicola Cirillo, è stato condannato a 30 anni per avere ucciso lo scorso giugno l'ex moglie Cristina e avere ferito la figlia della donna. La coppia era separata da 5 anni e Cirillo ha ammazzato per gelosia. «Qui si è in presenza dell'altro volto della gelosia, quello cattivo, possessivo e dominante, quello che offende la dignità della donna», ha concluso il pm Paolo Toso. riproduzione riservata.

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