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Coronavirus, la linea di Mario Draghi: "Provvedimenti comunicati almeno 7 giorni prima". Ma resta lo stop tra regioni: proroga di 30 giorni

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Iniziato il primo Consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi sull'emergenza-coronavirus. Insomma, la linea del premier inizia ufficialmente a delinearsi. In primis, un cambio di passo: si apprende che i provvedimenti di apertura e chiusura delle attività saranno stabiliti e comunicati almeno una settimana prima dell’entrata in vigore, dopo averli concordati con Regioni e Parlamento. Mai più follie come la comunicazione dello stop allo sci a poche ore dalla riapertura attesa da mesi, anzi da più di un anno. 

L'Italia - aggiunge il Corriere della Sera - continuerà ad essere divisa per fasce di colore, ma i parametri per stabilire il livello di rischio potrebbero essere modificati già prima del prossimo Dpcm e si allargheranno le zone rosse lì dove emergono focolai causati dalle varianti del virus. E però, il dogma sarà che a ogni misura di contenimento dovrà essere affiancata una misura di indennizzo, quei ristori che di fatto spesso e volentieri non sono arrivati. I presidenti di regione, infatti, invocano un netto "cambio di passo" e hanno messo in evidenza come non siano arrivati risarcimenti "per i settori che da mesi hanno dovuto bloccare le proprie attività".

Ma il governo Draghi approverà anche una proroga al divieto di spostamenti tra le Regioni di 30 giorni, dunque fino al 27 marzo (la scadenza attuale era fissata per il 25 febbraio). Nel frattempo, in CdM si inizia a ragionare sulle misure da rendere operative dal prossimo 6 marzo. "Ci muoveremo in sintonia con gli altri Paesi", ha assiucrato Mario Draghi ai ministri incontrati dopo il G7.

E però non ci saranno grandi allentamenti. A causa delle varianti e della nuova risalita dei contagi appare difficile ipotizzare l'apertura serale di bar e ristoranti, contro la quale si è già schierato il Cts, che ha insistito sul rischio di "procedere a riaperture che rischiano di far salire ulteriormente il numero di contagi perché favoriscono una maggiore circolazione delle persone". Il Cts ha comunque rimarcato che "la scelta spetta al decisore politico". 

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