Censure

Angelo Polimeno Bottai, "con Mussolini voto vietato". Fascio littorio, impensabile: il vicedirettore del Tg1 censurato per questa foto

Ha destato scalpore un post condiviso su facebook dal vicedirettore del Tg1 Angelo Polimeno Bottai. Il giornalista è stato infatti bloccato sul social di Zuckerberg per aver pubblicato una foto di una scheda elettorale del periodo fascista. Nei commenti, Bottai ha risposto a un utente, sminuendo gli anni di dittatura in Italia: "Le dittature comuniste e naziste sono simili. Quella fascista, certamente brutta, per fortuna non è arrivata a quel livello di crimini" ha scritto il giornalista e ha aggiunto che "Gli ebrei li hanno sterminati i nazisti. I fascisti hanno varato leggi orribili ma senza, per fortuna, arrivare agli stermini". Il post ha fatto presto scattare il blocco temporaneo dell'account del vicedirettore del Tg1. 

 

 

Ciò che ha suscitato ulteriore clamore è stata la ricostruzione dell'albero genealogico di Angelo Polimeno Bottai. A quanto si apprende, il giornalista è nipote di Giuseppe Bottai, ex gerarca fascista che durante il Ventennio fascista fu ministro delle Corporazioni e dell'Educazione nazionale, nonché governatore di Addis Abeba. Giuseppe Bottai aveva poi messa in minoranza Benito Mussolini il 25 luglio del 1943. La foto diffusa da Bottai ritrae una scheda elettorale su sfondo tricolore, in cui l'unica "opzione di voto" prevedeva soltanto "Si". Nella descrizione, Angelo Polimeno ha scritto "Regno d'Italia, XXVII Legislatura, scheda elettorale per le 'politiche' del 20 aprile 1929".

 

 

La foto pubblicata proprio il 25 aprile, ha sollevato copiose anche nei corridoi della direzione Rai. Angelo Polimeno Bottai ha deciso di festeggiare il 25 aprile postando una foto di una scheda elettorale con fascio littorio, per mostrare come nel Ventennio non ci fosse una vera libertà di voto. "Bloccato da Facebook per aver pubblicato una foto che dimostra che nel Ventennio non c’era vera liberta’ di voto... Che strana e bizzarra censura...." ha commentato Bottai. Forse non è stato tanto il post a provocare il blocco, quanto i commenti del giornalista rivolti agli utenti che hanno interagito.