Nucleare, pronte le "liste"
sui siti per le nuove centrali
Circolano da mesi presunte liste sui luoghi nei quali saranno costruite le centrali nucleari. Nelle “liste” figurano i luoghi dove erano già presenti i vecchi impianti, oppure dove era stata avviata la costruzione di centrali quando arrivò, nel 1987, il referendum antinucleare a bloccare la situazione. Il quotidiano Mf ie¬ri ha parlato di Trino vercellese, Caorso, Montalto di Castro, Latina e Garigliano: quelli di 22 anni fa, mentre il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ha rivelato la dislocazione dei siti a sua conoscenza, cioè gli stessi, più Oristano, Palma (in Sicilia, Agrigento) e Monfalcone. Si tratta di località considerate idonee trent'anni fa, secondo parametri che, però, da allora posso¬no essere anche molto cambiati. Risale infatti al 1979 la mappa elaborata dal Cnen, che valuta l'idoneità, sulla base del rischio sismico, la presenza dell'ac¬qua, il tasso di urbanizzazione, l'esistenza di infrastrutture. La scelta dei siti “idonei”, comunque, non spetta formalmente all'Enel, che può soltanto proporli all'Agenzia per la sicurezza nucleare che però deve ancora essere costituita. Un orientamento “politico” vorrebbe realizzare al Nord la prima delle quattro centrali previste dal piano, ma nessuno rivela dove, adducendo come motivazione la circostanza che la mappa del 1979 è in fase di aggiornamento. L'area non dovrebbe coincidere con quelle che hanno già ospitato un vecchio impianto atomico, esclusi quindi Caorso e Trino. Inoltre, Se il luogo deputato dovesse essere in prossimità del mare, a causa delle sofferenze del Po, la ricerca si restringerebbe ulteriormente. La Toscana settentrionale, con l'area di Cecina, città natale del ministro nuclearista Altero Matteoli, potrebbe essere una soluzione, ma la regione è governata dal centrosinistra e ha già fatto ricorso contro la legge Scajola. Nella mappa dei siti possibili figura anche l'isola di Pianosa, sito che avrebbe però la controindicazione del costo esagerato. Difficoltà minori dovrebbero esserci per la costa adriatica, in particolare quella Friuli Venezia Giulia e il delta del Po, anche se la zona di Monfalcone è abbastanza congestionata, mentre il Polesine, a circa trenta chilometri da Chioggia, lo è molto meno. Il governatore Giancarlo Galan, peraltro, si era già espresso a favore della localizzazione di una centrale atomica in Veneto, riferendosi alla conversione a carbone di Porto Tolle, ed è uno dei pochi a non aver fatto ricorso alla Consulta, ma è stato contestato dagli ambientalisti. In ogni caso, l'Agenzia, che ha potere decisionale, non è ancora nata: non sono ancora stati nominati i suoi vertici - per la presidenza sarebbe ora in pole position il settantenne Maurizio Cumo, ex presidente della Sogin - ed è ancora irrisolta anche la questione dei finanziamenti, nonché quella su dove avrà sede. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, getta acqua sul fuoco: «Se potessi scegliere dove mettere una centrale nucleare me la metterei nel giardino di casa», anche se la casa del ministro dello Sviluppo economico è in Liguria, governata dal centrosinistra, nonché una delle dieci Regioni che hanno fatto ricorso alla Consulta contro la legge 99, con la quale il governo ha riaperto la porta al nucleare. Intanto, la scadenza del 15 febbraio - data entro cui dovrebbero essere pronti i quattro provvedimenti del governo, necessari per poter costruire le nuove centrali - si avvicina e servono: una delibera del Cipe, che illustrerà quali tecnologie si potranno impiegare (probabilmente saranno ammesse sia la francese "Epr" sia l'americana "Ap 1000"); un decreto che indichi dove fare il deposito delle scorie (se la prima centrale dovrebbe essere al Nord, sembra garantito che il deposito delle scorie sarà al Sud, non più nel sottosuolo, ma in superficie); un decreto per decidere le compensazioni economiche per gli enti locali che accoglieranno gli impianti; e, soprattutto, serve il decreto sulle localizzazioni: un provvedimento che stabilirà non dove si possono fare, ma dove non si possono fare le centrali, perché è sulla base di questa mappa “al negativo”, che l'Enel (e chiunque altro vorrà realizzare un impianto) avanzerà proposte all'Agenzia per la sicurezza nucleare, che dovrà approvare o respingere la proposta. Ma il problema più grande da superare sono le prossime elezioni regionali, una scadenza così importante, che farà quasi sicuramente scivolare a una data successiva la presentazione dei decreti del governo, prevista entro il 15 febbraio. Infatti, al ministero spiegano che il termine del 15 febbraio deve essere considerato soltanto “ordinatorio”, quindi se ne parlerà in aprile, forse addirittura a maggio.