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Montecitorio, il giallo della Gioconda ritrovata "sopra al calorifero": nell'ufficio M5s la scoperta che cambia la storia

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Un tesoro di grande valore quello ritrovato alla Camera: si tratta di una Gioconda della scuola di Leonardo. Era appesa nella stanza del grillino Federico D'Incà e per diverso tempo è stata considerata solo una delle tante copie del capolavoro di Da Vinci. Adesso, però, pare che non sia così. Come riporta il Tempo, infatti, all'opera ritrovata a Montecitorio potrebbe aver contribuito anche il maestro Leonardo. Il dipinto custodito in Francia e quello scoperto in Italia, inoltre, avrebbero più o meno la stessa età e le stesse correzioni nel disegno. E comunque non è una novità: i pittori del passato erano soliti dipingere più versioni di uno stesso soggetto, magari insieme ai propri allievi. Così da permettere al committente di scegliere la propria versione preferita. 

 

 

 

La Gioconda di Leonardo, nello specifico, rappresenta  Lisa Gherardini, detta anche Monna Lisa, moglie del commerciante fiorentino Francesco del Giocondo. Come ricorda il quotidiano romano, il quadro acquisì una certa fama dopo il suo furto, risalente alla notte tra il 20 e il 21 agosto 1911, ad opera di un ex impiegato del Louvre: l’italiano Vincenzo Peruggia. Quest'ultimo, infatti, era convinto che il ritratto, sottratto da Napoleone, appartenesse all'Italia. Dunque, lo rubò con l'intenzione di riportarlo nel nostro Paese. Dopo averlo tenuto per un po' di tempo a casa sua, provò a rivenderlo. Fu allora, però, che lo arrestarono. 

 

 

 

La scoperta della Gioconda a Montecitorio, comunque, è avvenuta quasi per caso. Il curatore della mostra "Leonardo a Roma", infatti, aveva proposto di esporre proprio quel dipinto, di cui si erano perse le tracce dal 1925. L'illuminazione, poi, è venuta al senatore della Lega Stefano Candiani: "Ho detto: scommetto un caffè che so dove si trova. Sono entrato a Montecitorio e infatti ho ritrovato la Gioconda nella stanza dell’allora questore della Camera, Federico D’Incà. Era appesa sopra un calorifero. Mi piangeva il cuore". L'ex sottosegretario al ministero dell'Interno, poi, ha continuato: "È assurdo che per questo quadro si sia mosso il curatore del Louvre e invece il nostro ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, non se ne interessi minimamente".

 

 

 

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