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Covid, il governo sta per richiuderci ancora in casa: indiscrezioni da incubo

Pietro Senaldi
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Sul Covid 19 in questi due anni e mezzo è stato detto tutto e il suo contrario. Il virus è stato oggetto di speculazione politica, scientifica, giornalistica e carrieristica. Poiché c'è l'ennesima ondata in corso, e non è detto che non me seguano altre, ma soprattutto siccome tra tre mesi inizierà la quarta stagione fredda in compagnia del Corona, conviene mettere nero su bianco quel che finora si conosce per certo.

Innanzitutto l'utilità del vaccino nel ridurre la mortalità. L'Istituto Superiore della Sanità ha reso noto ieri che per i non immunizzati le probabilità di decesso in caso di non immunizzazione sono sette volte di più rispetto a quelle di chi si è protetto. Otto volte e mezzo se si hanno più di 80 anni. Chi ha esibito nei mesi scorsi studi tendenti a sminuire l'importanza dell'iniezione ha per lo più manipolato a livello informativo delle ricerche valide, esaltandone alcuni aspetti senza considerarne l'insieme per dare al popolo no vax quello che cercava: una validazione scientifica alle proprie paure e una solidarietà mediatica rispetto a un isolamento sociale, che il governo ha fomentato in maniera ingiusta e criminalizzante.

 

E qui sta il punto. L'atteggiamento talebano che il governo, fin dalla persecuzione di chi faceva jogging da solo, ha avuto verso il Covid ha spaccato il Paese e nutrito dubbi e proteste, reazioni fisiologiche rispetto alla rigidità delle istituzioni. Se l'intransigenza delle autorità poteva avere un senso nella primavera 2020, quando poco si conosceva della malattia, è intollerabile oggi che l'attualità dimostra che ogni ondata è meno pericolosa della precedente. Con oltre un milione di positivi ufficiali malgrado la gente in fuga dai tamponi è ragionevole supporre che gli italiani realmente infetti siano almeno il doppio. Ciononostante, le terapie intensive non sono intasate e gli ospedali lavorano regolarmente.

Malgrado questa situazione, gli esperti del governo si ostinano a terrorizzare la popolazione, preconizzando decine di migliaia di morti in autunno se oggi non ci rimettiamo le mascherine e gli anziani non corrono a farsi la quarta dose. Dopo di loro, si passerà a chiederla per i settantenni, poi i sessantenni e magari anche i cinquantenni.

Di fronte a questa voluttà di ritorno dell'incubo ostentata dalle istituzioni si assiste a una rivolta della classe medica più equilibrata che segnala nell'ordine: 1) i devastanti effetti della creazione di una società terrorizzata, sottolineando che paura e depressione rendono il corpo più attaccabile dalla malattia 2) l'incapacità dei vaccini che lo Stato ha in magazzino di tutelare la gente dalla nuova variante, e pertanto l'inutilità di assumerli finché non ne saranno fatti di nuovi 3) le ridotte conseguenze sulla salute che la nuova ondata ha su chi non è vecchio e molto malato, per cui il modo migliore di tutelare i deboli sarebbe proprio la diffusione del contagio tra chi sta bene, in modo da ritrovarci in autunno con una cittadinanza che si è auto immunizzata. Dal governo ci si attenderebbe questo tipo di informazione, chiara e statisticamente documentata. 

Invece ci vengono proposte soluzioni estemporanee come l'annullamento del concerto romano dei Maneskin (stare a casa a luglio per evitare di ammalarsi a ottobre) e vecchie ricette come la mascherina ovunque per difenderci da un virus che ormai uccide come l'influenza, probabilmente perché, anche se non si può dire, oggi somiglia più all'influenza che al Covid 19. Soluzioni che ci rovinano l'estate senza salvarci l'autunno. Il cattivo esempio che arriva dall'alto è naturalmente il più contagioso. E infatti, come denunciato dal professor Zangrillo del San Raffaele di Milano, i furbetti del Covid, ossia quelli che ci marciano, dalle istituzioni si sono diffusi nella società, con positivi in grado di lavorare da casa perché stanno benissimo che esibiscono il certificato per non fare nulla, salvo poi magari girare liberamente per dedicarsi ai fatti propri. 

 

Tutto reso possibile dalle regole su malattia e quarantena che il governo non ha rivisto dai tempi in cui il virus era un'emergenza reale. Zangrillo la tocca forte, ma come spesso gli capita centra il bersaglio. In tanti all'inizio non si sono poi trovato male a casa sfaccendati e in molti sono stati benone nelle istituzioni, a scomandazzare senza dover rendere conto. Peggio del Covid ci sono solo i suoi nostalgici e i troppi che ci hanno marciato sopra e anelano a ripetere l'andazzo.

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