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Rita Dalla Chiesa, manifesti choc a Palermo: l'ultima vergogna

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"Scusate, me figghia è na niagghia", che in dialetto vuol dire "Scusate, mia figlia è inutile". La scritta compare sui manifesti con i quali è stata tappezzata Palermo con l'immagine del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa chiaramente riferita alla figlia Rita Dalla Chiesa candidata di Forza Italia alle Politiche del 25 settembre. Chi li ha fatti? Chi osa ironizzare su qualcosa di così serio come i morti ammazzati dalla mafia? Non c'è stato bisogno di fare tante indagini: è stato il collettivo Offline che, dopo "Forza Mafia" e "Democrazia Collusa" durante la campagna elettorale di giugno per le Comunali, torna a farsi notare nelle strade della città con i suoi manifesti "satirici". 

 

Qui il manifesto apparso a Palermo contro Rita Dalla Chiesa

 

 

L'azione, ovviamente, ha scatenato sdegno e polemiche. A cominciare da Giorgio Mulè, sottosegretario al Ministero della Difesa e deputato di Forza Italia. Pubblicando su Twitter la foto dello scandalo scrive: "quanto è squallido attaccare Forza Italia e i suoi candidati infangando la memoria di chi è stato ucciso dalla mafia. I manifesti con il generale dalla Chiesa e le frasi oscene alla figlia Rita non sono degne dei palermitani, della Sicilia e dell’Italia. Come le offese a Renato Schifani". Il forzista si riferisce ai manifesti contro il candidato alla presidenza della Regione, imputato nel processo Montante: nei manifesti viene ribattezzato Scaglione, ovvero lo pseudonimo che sarebbe stato usato nelle intercettazioni acquisite dagli inquirenti per riferirsi all'ex presidente del Senato.

 

"Non lasciano in pace neppure i morti. Questi manifesti dei collettivi, affissi a Palermo, sono oltraggiosi e vergognosi oltre che ingiuriosi nei confronti di un uomo di Stato ucciso dalla mafia. La mia solidarietà alla figlia Rita Dalla Chiesa", ha tuonato sui social il vicesindaco di Palermo, Carolina Varchi. Sulla stessa linea Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato: "Giù le mani da Carlo Alberto Dalla Chiesa e da sua figlia Rita. I manifesti affissi per le strade di Palermo accanto a quelli di Totò Riina sono un insulto allo Stato, un oltraggio al generale ‘eroe’ che ha sacrificato la sua intera vita per combattere la mafia, ai figli che hanno sopportato il peso doloroso di tale responsabilità e della perdita del padre. Questa campagna d’odio ha superato il limite del consentito e dell’umanamente accettabile, la lotta della sinistra si macchia sempre dell’infamia".

 

 

 

 

 

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