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Feltri e la lettera alla Piperno: cara Alessia, ora resta in Occidente

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Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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Alessia Piperno, in seguito ad un'intensa attività diplomatica condotta dal governo Meloni, è tornata a casa dopo ben quarantacinque lunghi giorni di detenzione trascorsi in una piccola cella con altre sei persone in uno spaventoso carcere iraniano. Il volo con a bordo la ragazza romana è atterrato giovedì pomeriggio sulla pista dell'aeroporto militare di Ciampino. Ad attendere e accogliere la cittadina italiana è stata la premier in persona. E noi tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo poiché, nonostante il periodo caldo, il pensiero volgeva spesso ad Alessia, detenuta senza colpe in un Paese in questo momento dilaniato da violentissime proteste in favore delle donne, che da quelle parti non se la passano affatto bene. Alessia ha rischiato di restare rinchiusa laggiù per anni e pure di fare una pessima fine, come è successo ad altre fanciulle. Invece è salva.

 


Tuttavia tale vicenda deve pure averci insegnato qualcosa, affinché fatti come questi non si verifichino mai più. È sacrosanta, per noi che dimoriamo nell'Occidente civile, la libertà della donna di viaggiare da sola, di vestirsi come le pare e piace, di andare in giro con i capelli sciolti, che altrove sono simbolo del rifiuto della sottomissione. Codesta libertà però deve essere esercitata tenendo conto del fatto che esiste un'altra parte di mondo dove questi diritti umani inviolabili sono negati e noi non possiamo fingere che tutto ciò non accada né tapparci gli occhi. Coloro che si avventurano in viaggi in solitaria in luoghi in cui il genere femminile è ritenuto neppure appendice di quello maschile bensì vero e proprio sesso inutile, da usare, schiavizzare, umiliare, stuprare, ammazzare a proprio piacimento, devono tenere presente che in determinate aree del globo rischiano la vita. L'estremismo islamico, che non si concretizza solamente in atti di terrorismo ma pure in uno sfrenato odio nei confronti della donna, è un virus che in Paesi come l'Iran dilaga. Chi intenda regalarsi una vacanza, selezioni ben altra meta. Purtroppo la sottovalutazione del pericolo insito in certi pellegrinaggi deriva da una ideologia di sinistra che ha imposto, mediante il buonismo che è antitesi della bontà, una falsa informazione nonché una realtà distorta la quale ci propone taluni Paesi e talune culture quali vittime del capitalismo, del colonialismo, del materialismo e del predominio occidentali, vizi e peccati di cui noi dovremmo vergognarci.

 


Ma siamo sicuri che i veri mali siano nostro appannaggio? O forse il vero male risiede nell'assenza di cultura giuridica, ovvero di ordinamenti che contemplino la tutela dei diritti universali dell'essere umano, nella negazione e nella repressione di ogni libertà, nell'idea che il gentil sesso sia una sorta di arnese da adoperare e gettare via, nella imposizione del velo, negli innumerevoli folli divieti cui deve scrupolosamente attenersi colei che ha la sciagura di nascere donna in Iran nonché nella preistoria giuridica e civile in cui galleggiano alcuni popoli islamici? Propendo per la seconda ipotesi, dato che vivo in un Paese dove le ragazze non vengono catturate, frustate o uccise se osano esibire una ciocca di capelli.

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