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Messina Denaro, l'autista e il coltello a serramanico: la scoperta

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Non poteva non sapere l'autista che Andrea Bonafede in realtà era Matteo Messina Denaro. "Al di là di ogni considerazione logica, sono le risultanze investigative a fornire il dato decisivo, nella misura in cui il possesso del coltello e dei due cellulari, entrambi tenuti spenti e in modalità aereo, suggeriscono che il Luppino fosse talmente consapevole dell’identità del Messina Denaro da camminare armato e ricorrere a un contegno di massima sicurezza per evitare possibili tracciamenti telefonici", scrive il gip Fabio Pilato nell’ordinanza cui dispone la misura cautelare del carcere nei confronti di Giovanni Luppino, arrestato assieme al boss Matteo Messina Denaro, lunedi scorso alla clinica La Maddalena di Palermo, dove il boss alias Andrea Bonafede doveva sottoporsi a una seduta di chemioterapia.

Il coltello di Luppino era a serramanico e della lunghezza di 18,5 centimetri. "Si segnala, al riguardo - prosegue il Gip - la particolare accortezza dimostrata dal Luppino che ha posto i cellulari in modalità aerea prima di spegnerli, nell’evidente tentativo di innalzare al massimo il livello di cautela e riserbo onde evitare che gli apparecchi si agganciassero alle celle telefoniche di zona, così consentendo la mappatura dello spostamento".

Il concreto e attuale pericolo per l'acquisizione o la genuinità della prova nell’ambito di una indagine ancora in corso e il pericolo di fuga sono gli ulteriori motivi per cui il gip dispone la misura cautelare del carcere: "Nessun’altra misura all’infuori del carcere è dunque idonea a contenere le esigenze cautelari sopra rappresentate, ivi compresa la meno afflittiva degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico che lascerebbe comunque all’indagato uno spazio eccessivo di movimento", conclude.

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