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Milano, la studentessa suicida: il paradosso dei nostri figli, sazi e disperati

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La notizia è subito sparita, travolta da quelle su Sanremo, il terremoto in Siria e Turchia e la guerra in Ucraina. Parliamo della studentessa di vent’anni che si è suicidata a Milano all’interno della sua università. Ai genitori ha lasciato un biglietto con poche strazianti parole: “Scusate per i miei fallimenti”.

Quali fallimenti si possono imputare a una ragazzina? Ritardo degli esami? Percorso universitario sbagliato? Colpisce anche l’ambiente dove è avvenuto il gesto. Per gli studenti l’università dovrebbe essere una vera e propria casa dove sentirsi tutelati. Secondo l’OMS i suicidi sono la seconda causa di morte nella fascia di età trai 15 e i 29 anni. La Federazione Italiana Medici Pediatri lancia l’allarme sull’incremento avvenuto negli ultimi due anni (+55%). Complice la pandemia e le misure restrittive imposte per legge in Italia il numero complessivo dei decessi per suicidio è salito a 4000 l’anno. Per non parlare dell’aumento esponenziale di manifestazione di disagio giovanile come comportamenti autolesionistici, isolamento, fobia sociale, senso di solitudine, attacchi di panico, depressione, difficoltà relazionale, disturbi alimentari e uso di alcool o di sostanze stupefacenti.

FRAGILITÀ
La psicologa Elisa Caponetti spiega: «Uno stato di profondo malessere accomuna ormai intere generazioni, vittime di una crescente frustrazione. Assistiamo ad una crescente fragilità e debolezza psicologica accompagnata da un disimpegno e disorientamento degli adulti. I giovani vivono sempre più soli riempiendo il loro vuoto con l’utilizzo dei social o del web. Esistenze caratterizzate spesso da assenza di entusiasmo e slanci emozionali, in cui appare una totale contrapposizione tra la vita reale e quella virtuale rappresentata immaginariamente sui social».

Ecco tornare alla ribalta il ruolo devastante dei social per i più giovani. Caponetti: «I social sono pervasi da una falsa felicità perché vengono riprodotte situazioni artefatte e perfette, immagini di sé completamente artificiali e alterate. Vite talmente manipolate e contrapposte da far emergere una totale scissione. Ed è così che vengono postate foto solo filtrate, in cui occorre necessariamente e in modo ossessivo mostrare di essersi conformati ad un modello di bellezza ispirato dai tanti influencer, dove ciò che conta è soltanto la rappresentazione visiva, tutto il resto non necessita di essere mostrato. Tutto è ricerca di apparente perfezione, un corpo da mostrare senza alcuna presenza di un minimo difetto o caratteristiche proprie. Tutto è omologazione».

BONUS
In un simile contesto non meraviglia la richiesta da parte di David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi, di inserire nel “decreto milleproroghe” un bonus psicologico. Afferma Lazzari: «I problemi psicologici sono sotto gli occhi di tutti e l’aiuto psicologico non può essere un lusso per i pochi che possono permetterselo economicamente». Illuminante, inoltre, l’analisi del filosofo Stefano Zecchi che indica due responsabili: la società che tratta i giovani come una categoria astratta e le famiglie sempre più deboli o divise. Zecchi: «È necessario specificare che i giovani in questione sono i nostri figli e che i genitori hanno gravissime responsabilità. In pochi decenni», osserva, «siamo passati dal padre padrone al padre coglione, cioè un padre assente, deresponsabilizzato, incapace di dire di no».

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