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Inchiesta Covid, Brusaferro: "Il tema è che tutti pensano che i test servano a qualcosa"

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Le sorprese che emergono dalle carte dell'inchiesta Covid sono a tratti inquietanti. Dopo l'ammissione del capo di gabinetto di Roberto Speranza ("Non siamo stati all'altezza"), ecco che emergono le clamorose parole di Silvio Brusaferro, il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità.

Era il 22 febbraio 2020, il giorno successivo al Paziente 1, ed ecco che Brusaferro si mostra assai scettico sui tamponi, proprio quei tamponi che ci sono sempre stati presentati come uno degli strumenti fondamentali nella lotta alla pandemia.

In una chat con Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di medicina di Laboratorio di Udine, il presidente dell'Iss affermava: "Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa". Insomma, per Brusaferro il tampone era inutile?

In quei giorni l'indicazione era di non procedere con l'uso massiccio dei tamponi, anche se da Londra comunicavano che oltre 2/3 dei contagiati sani provenienti dalla Cina non erano stati individuati, avendo così il tempo per diffondere il virus.

Così quel giorno Brusaferro commentava la situazione: "Come puoi immaginare siamo in continuazione in comitato di crisi". E Curcio: "Ho immaginato. Noi siamo preparati". Brusaferro: "Il punto è l'adozione sistematica delle precauzioni standard, droplets area". Il Direttore del Dipartimento di Udine aggiungeva "Qui il problema adesso è l'iperafflusso: in un paio di ore abbiamo già un centinaio di richieste di test. Rischiamo di saturare i sistemi di accoglienza e quelli di diagnosi". Il Presidente dell'Iss rispondeva: "Già il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa". "E poi così con questi numeri - rimarcava Curcio - adesso, senza una vera emergenza non oso pensare alle richieste che faranno quando avremo i primo casi. Facciamo presto a rimanere senza materiali". Parole che sono destinate a fare molto, anzi moltissimo rumore.

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