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Covid, Speranza e Conte davanti ai giudici: "Grave errore di Crisanti"

mercoledì 10 maggio 2023

2' di lettura

Piano pandemico 2006 "totalmente inefficace" e "grave errore del consulente Crisanti che ha indotto la Procura a seguirlo". È questa la linea difensiva per le accuse di omicidio ed epidemia colposi e rifiuti d’atti d’ufficio sull’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, davanti al Tribunale dei Ministri di Brescia per l’inchiesta della Procura di Bergamo con 19 indagati sulla gestione della pandemia. I due ex dell’Esecutivo giallo-rosso rispondono per la mancata istituzione della zona rossa ( Conte) e attuazione del piano pandemico ( Speranza).

Al collegio presieduto dalla giudice Mariarosa Pipponzi il leader dei Movimento Cinque Stelle ha parlato per un’ora rispondendo "a tutte le domande" perché "oggi ha i documenti che quando è stato sentito il 12 giugno 2020 non aveva". "Soprattutto - ha aggiunto - non aveva, perché non lo avevano nemmeno i pm, il verbale del 2 di marzo (del Cts, NdR) e la nota informale del 2 di marzo" ha detto rispetto al fatto che l’ex premier, sentito per la prima volta dagli inquirenti bergamaschi, avesse dichiarato di essere venuto al corrente della situazione epidemiologica in Val Seriana solo dal 5 di marzo "Quell’appunto informale non era agli atti" e Conte lo "ha commentato e spiegato la sua posizione di quel giorno". 

Decisa la presa di posizione degli avvocati di Speranza, sentito per 30 minuti e che ha depositato una lunga memoria. Il piano pandemico 2006 "era totalmente inefficace per combattere il Covid e sul perché non fosse stato rinnovato  va chiesto a chi c’era nei 13 anni precedenti" affermano il professor Guido Calvi - già parlamentare per tre mandati e membro del Csm - e l’avvocato Danilo Leva. L’ex ministro ha tenuto una "condotta rigorosa prendendo tutti i provvedimenti a cominciare dal blocco dei voli dalla Cina". "L’Oms solo il 30 di gennaio fa scattare le necessità di passare da una fase a un’altra più avanzata, quella del 5 gennaio era una raccomandazione" non vincolante, hanno concluso con riferimento all’imputazione di rifiuto d’atti d’ufficio.  Ora il Tribunale dei Ministri ha 90 giorni per decidere se archiviare o chiedere l’autorizzazione a procedere al Parlamento nei confronti dell’ex premier e dell’ex ministro indagati "in cooperazione" con i vertici della sanità italiana e lombarda e bergamasca dell’epoca, per alcuni dei quali risultano accuse di abuso e rifiuto d’atti d’ufficio, falso ideologico e materiale, lesioni.  Infine va sottolineato che il  legale di Speranza ha usato parole chiare contro Crisanti: "C’è un errore grave da parte del consulente Crisanti che ha indotto la Procura di Bergamo a seguirlo, il vincolo del 5 gennaio da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità era una raccomandazione, nulla di più, tanto è vero che il 15 gennaio si riuniscono di nuovo e danno un’altra raccomandazione e solo il 30 l’Oms prende un provvedimento. L’1 febbraio il ministro Speranza prende le decisioni", ha spiegato l'avvocato Guido Calvi.

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