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Forte dei Marmi, troppi mendicanti in Chiesa? Gli estremi rimedi di don Piero

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Troppi mendicanti che disturbano, la Chiesa resta chiusa. È questa la singolare decisione presa da don Piero Malvaldi, parroco di Sant’Ermete a Forte dei Marmi. Il conosciuto sacerdote, zio dello scrittore di gialli Marco Malvaldi, stanco del continuo via vai di questuanti che ogni mercoledì, giorno di mercato, entrano in Chiesa e distolgono i fedeli dalle preghiere, ha affisso un cartello fuori dal portone della parrocchia per annunciare la chiusura al mercoledì e lo slittamento dell’Adorazione settimanale al giovedì. Ma sono in tanti a bollare la scelta del prete come inopportuna, visto che la chiesa dovrebbe accogliere e dare una mano proprio ai più bisognosi. Per metterla alla Don Peppone e Camillo, c’è stato anche un ex amministratore, Vivaldo Tonini, della passata giunta Cardini, che ha sollevato non poche perplessità sul mancato aspetto caritatevole, citando l’insegnamento di chi ha dato le fondamenta del cristianesimo e che non prevedeva l’allontanamento dei mendicanti dal tempio. Ma dall’altra parte il prete tira dritto, e ci confida di voler mantenere la “linea dura” fino a quando i “richiedenti elemosina” decideranno di andare altrove.

«La chiesa è la chiesa, non devono venire qui a chiedere soldi», spiega don Malvaldi. «Lei si figuri se andassero a San Pietro... Non li farebbero neppure entrare. Quindi?». La presenza dei mendicanti era costante nelle tre ore mattutine, soprattutto il mercoledì. «Sono quelli che vengono da fuori», spiega il parroco 73enne, punto di riferimento da anni per i fedeli del posto. «Chiedono soldi e lo fanno di mestiere. Per questo ho detto basta». Per don Piero, dunque, molti di questi mendicanti sono in realtà dei professionisti dell’elemosina. «E io non posso stare sempre dentro la chiesa per gestire la situazione», spiega. «Ho così pensato a una scelta per tutelare i fedeli che hanno necessità di avere un momento di raccoglimento, e garantire comunque aiuto a queste persone che possono in ogni caso suonare in canonica per ogni necessità. Anzi, guardi, resti in linea così le faccio sentire dal vivo...»: lascia il telefono e si rivolge a qualcuno: «Come va? Trovato un lavoro? Ancora no?».

Poi torna da noi: «Se gli ho dato denaro? Certo. Questi sono poveri, gente che resta qui fuori dal portone e ha davvero bisogno». Ad ogni modo il prelato, che si dice intenzionato a «valutare la cosa di settimana in settimana», lascia aperta una possibilità di riaprire quel portone. «Per ora è così, poi si vedrà. Finché entrano in chiesa, al mercoledì resta chiusa».

Insomma, la casa di Dio, per i mendicanti forestieri e invadenti, resta sbarrata. Ma non per la carità. «Quel che possiamo fare per i bisognosi, lo facciamo comunque. Tra l’altro, ci sono tanti benefattori che anche in questi giorni hanno fatto donazioni per le persone più svantaggiate. Il punto è che la porta della Caritas è quella là, a dieci metri da qui, mentre questa è la chiesa e in chiesa si viene a pregare». E ancora, il parroco di Sant'Ermete ci tiene a precisare: «Vede, i mendicanti saranno una quindicina, mentre i parrocchiani che riescono a venire quella mattina infrasettimanale sono si è no dieci, soprattutto persone anziane». E quando gli chiediamo: «Ma i suoi parrocchiani come hanno preso la decisione di chiudere la chiesa il mercoledì mattina?», don Malvaldi, che in modo ironico, di recente, si è autoproclamato monsignore, un titolo onorifico col quale firma i suoi interventi nel sito della parrocchia della città dei vip, risponde: «Ma secondo lei? Certo che sono d’accordo. Diversamente non l’avrei fatto».

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