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Cani, test del dna alle feci: "Basta cacche", in Alto Adige multe da capogiro

Alessandro Dell'Orto
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Certo, non è mai piacevole pestare una merda di cane- tanto per dirla con un francesismo senza troppe allusioni o ridicoli giri di parole -, anche se negli anni ci hanno fatto credere, per digerire meglio lo spiacevole incidente, che addirittura porterebbe fortuna. Sarà, ma la reazione di tutti noi, quando ci accorgiamo del passo falso che affonda rovinandoci la passeggiata relax, lo shopping o la camminata stressata da lavoro, è sempre la stessa: sgomento, poi rabbia e infine imprecazioni ad libitum. Il problema è sentito un po’ ovunque, ovvio, ma c’è una parte d’Italia in cui la faccenda è andata oltre, diventando una specie di ossessione. Provate a portare a passeggio un cane in Alto Adige e ve ne accorgerete. Vi scruteranno con sospetto e diffidenza, sempre che non vi fermino e vi chiedano- sfacciatamente- se siete in regola con il Dna.

 


Sì, perché la questione è seria, anche se fa sorridere. Dall’inizio dell’anno chiunque viva con un amico a quattro zampe che abbaia deve far inserire il codice genetico del proprio animale in un database della Asl (il costo per il prelievo, a carico del proprietario, ed è di 65 euro con il Servizio veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale, mentre con i privati può variare), in modo che nessuna cacca abbandonata per strada resti più impunita: una volta raccolta e analizzata, fornirà il nome del colpevole, che rischia una multa che va da 292 a 1.048 euro. L’iniziativa (se ne parlava già nel 2020) è partita da Arnold Schuler, assessore provinciale di Bolzano al Verde il quale, raccolte le lamentele dei Comuni e in generale della regione, ha deciso di regolare la questione promuovendo una legge specifica. «I Comuni ci hanno chiesto di avere la possibilità di intervenire - ha recentemente spiegato alla stampa l’assessore perché soprattutto in città abbiamo avuto problemi con le deiezioni: solo a Bolzano ci sono 400 multe contro ignoti che non hanno raccolto i bisogni. Il guaio è che non sappiamo chi sono e quindi non possiamo punirli. In questo modo inoltre potremo risalire anche a chi lascia liberi i propri animali nei boschi, provocando poi danni alla fauna selvatica, oppure in caso di incidenti stradali. Molte regioni stanno manifestando già interesse per il provvedimento, mi auguro che le iniziative positive possano trovare anche altrove un interesse per migliorare sia la situazione del randagismo che quella della pulizia delle città».

 


POCHE ADESIONI In attesa di capire se in altre zone d’Italia qualcuno intende copiare l’iniziativa, l’insolita battaglia ha già superato i confini nazionali finendo sul quotidiano britannico The Guardian, che ha dedicato al caso un ampio approfondimento. «Su 45mila cani presenti nel territorio solo 5mila sono stati analizzati finora- scrivono in Inghilterra -. La misura ha suscitato polemiche, soprattutto tra i proprietari che puliscono diligentemente le feci dei loro animali domestici e che ora sono obbligati a pagare 65 euro per il test. Inoltre ci si interroga su come verrà gestita la complessa e costosa iniziativa, soprattutto se i colpevoli sono randagi o di proprietà di turisti. Le associazioni animaliste avevano presentato petizioni per chiedere l’abrogazione della legge prima della scadenza del 31 dicembre». E ancora. «La cosa più interessante è che alla petizione hanno aderito molte persone che non hanno cani, come aveva detto a dicembre Filippo Maturi, presidente di Assopets, l’associazione per la tutela dei proprietari di animali. Secondo lui “È una legge ingiusta che non risolve il problema e che, soprattutto, ha costi di gestione enormi”».

 


Polemiche e perplessità un po’ ovunque, dunque. D’altronde provate a immaginare cosa potrebbe succedere quando la legge anti-cacca sarà in vigore a pieno regime. Ci saranno poveri agenti che, - ci auguriamo dotati della strumentazione più sofisticata possibile - dovranno precipitarsi celermente sul luogo del misfatto (prima che la scena del “crimine” venga inquinata) per raccogliere le prove fumanti e portarle ai laboratori di analisi. Qui, dopo accurate analisi, verrà comunicato l’esito al centro raccolta dati, che identificherà il padrone incivile e lo multerà. Sempre che lui ammetta il reato e confessi. Perché, c’è da aspettarselo, qualcuno prima o poi- come nei miglior thriller e nei processi sportivi negherà, chiedendo a gran voce le controanalisi

 

 

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