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Intelligenza artificiale, la truffa: al telefono la voce del figlio che chiede soldi

Claudia Osmetti
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L’intelligenza artificiale è una truffa. Nel senso che le “aiuta” proprio, le truffe. Gli inganni, le frodi, i raggiri. È un po’ il discorso di sempre, e cioè che, di per sé, la tecnologia non è un male: dipende come viene usata. Se l’Ai (l’acronimo che va per la maggiore è quello anglosassone, da “Artificial intelligence”) è impiegata nella ricerca scientifica ci salva la pelle, se viene sfruttata da criminali e malfattori ci mette a rischio il portafoglio. Come è successo a Pesaro.

L'ULTIMO COLPO
Storia vera, storia dei tempi moderni: anche se la truffa, in realtà, è vecchia di anni. Ti contatta un fantomatico amico di tuo figlio, signora-il-ragazzo-ha-urgente-bisogno-di-soldi-gli-hanno-rubato-tutto, Tu ti preoccupi, sborsi e resti all’asciutto. Perché non è vero niente. A una signora di Pesaro è andata meglio (alla fine, il colpo l’ha sventato), ma è stato pure peggio, perché a mandarle un messaggio vocale, sul suo numero Whatsapp, con la richiesta «fammi subito un bonifico istantaneo» è stata la voce di suo figlio. Giusto quella, però.

Gliel’avevano “clonata”. L’avevano riprodotta con l’Ai, praticamente potevano fargli dire qualsiasi cosa. E lei, la donna di Pesaro, non ha avuto dubbi: cosa vai a pensare, che possa essere uno scherzo, una trappola? S’è allarmata, ha aperto immediatamente l’app della banca sul cellulare ma non è riuscita (per fortuna) a far partire il bonifico all’Iban che il messaggio le indicava. Così ha salvato qualche migliaia di euro dato che, nel frattempo, il padre del giovane l’ha chiamata e, per puro caso, le ha detto che il ragazzo era con lui.

 


Tutto finito? Mica tanto. Per la famiglia di Pesaro sì, e nel migliore dei modi. Per noi altri un po’ meno. Perché primo, basta un video di qualche minuto postato sui social, magari per ridere, magari con gli amici, per farti “rubare” la voce e farla processare a un software di Ai (il ragazzo marchigiano non era né famoso né noto) e secondo, questo genere di truffe, oramai, sono talmente sofisticate e credibili che ci caschi con tutte le scarpe anche se mai ti saresti fatto intortare alla maniera classica.
È un problema. Tre giorni fa la polizia postale di Roma ha sventato un falso trading on-line potenzialmente milionario, oscurando persino 473 tra siti, account e annunci, che si faceva sponda con un video creato grazie all’Ai falso come una moneta da tre euro: tu lo guardavi, era confezionato per benino, pareva tutto serio perché compariva addirittura il marchio di Eni spa (che adesso si è definita parte lesa, giustamente) ed eri portato a “investire” i tuoi risparmi.

A Hong Kong uno scherzetto simile, a inizio febbraio, ha fruttato qualcosa come 25 milioni di dollari, che fanno poco più che 23 milioni di euro: una video-conferenza tarocca, creata di sana pianta dall’Ai, solo che ha riprodotto per filo e per segno il direttore di una società finanziaria, era lì, quasi in carne e ossa, comunque lo potevi vedere, sembrava proprio il tuo capo, mentre ti chiedeva di spostare quei fondi su cinque conti differenti. Click. E arrivederci.

Un po’ La stangata (ma dietro a uno schermo), un po’ Il genio della truffa (che però è cybernetico). Ché manco hai gli strumenti per beccarlo perché lo scienziato cinese Zeyu Lu, che ha inventato un programma per analizzare le immagini dell’intelligenza artificiale e capire se son vere oppure no, è costretto ad ammettere che nel 13% dei casi la sua contro-prova non funziona. Viene ingannata a sua volta.

 

 

LE DIFFERNZE
Ci sono il tradizionale phishing, i contenuti farlocchi con foto e messaggi e video pescati sui social, le pubblicità fasulle (nell’autunno scorso girava un finto video che aveva come “sponsor” Mara Venier, la quale s’è rivolta a un legale per denunciarlo), ci sono persino le estorsioni di carattere sessuale (ti creano una foto compromettente e poi ti ricattano). Secondo una ricerca del portale Facile.it di questi giorni cinque milioni di italiani considerano l’Ai una minaccia e uno su due teme che possa essere usata per fini fraudolenti. Appunto.

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