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Attentato, la parola del giorno: ecco quali sono le sue origini

Massimo Arcangeli
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La parola è un derivato di attentare. All’origine di questo c'è il latino attentare o attemptare, un composto di ad- e temptare (“tentare”) dai numerosi significati: da “tentare' a “toccare”, da “provare” a “sedurre”, da “subornare” a “corrompere”, da “assalire” a “tendere” (un arco).

Un attentato è un'azione criminale portata contro cose o persone per ragioni politiche, ideologiche, religiose o altro. Nella puntuale definizione della voce di un dizionario on line, prodotto dall'Istituto della Enciclopedia Italiana, un attentato è un atto «con cui si attenta a persona o cosa, e che, nel diritto, è considerato un reato già consumato anche se non si produce il danno e il colpevole non raggiunge il fine che si era proposto» (www.treccani.it).

 

 

Ci sono gli attentati alla sicurezza dello Stato e gli attentati all'incolumità dei cittadini; gli attentati alla pubblica morale e gli attentati al comune senso del pudore; gli attentati dinamitardi e gli attentati suicidi; gli attentati mafiosi e quelli terroristici. Fra questi ultimi, in apertura di Terzo Millennio, ha cominciato ampiamente a diffondersi la locuzione attentato mirato per indicare un'azione orchestrata con lo scopo di colpire un obiettivo preciso e preventivamente individuato.

 

 

«La legge non si stende a discutere i desideri, ma gli attentati» (Paolo Segneri), vale a dire i concreti tentativi di recare danno a qualcuno o a qualcosa. Un antico significato di attentato, in conformità a una delle accezioni principali del latino attemptare, è proprio “tentativo”: «In ogni arroganza è un principio, un attentato di rapina e di furto» (Dizionario dei sinonimi della lingua italiana per cura di Niccolò Tommaseo, quinta edizione milanese accresciuta e rifusa in nuov’ordine dall’autore, Milano, Vallardi, 1867, p. 1015). Stesso discorso per attentare, sempre per fedeltà a quell'antecedente latino: «Pone Seneca questa legge, che qualunque persona uccidesse, o attentasse o volesse uccidere il padre o la madre (...) potesse essere accusato e punito» . In questo passo, tratto da un antico volgarizzamento delle Declamationes senechiane, attentasse vuol dire “tentasse di farlo”.
 

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