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Lago Maggiore, il mistero della missione degli 007 annegati

Luca Puccini
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Spie, misteri, dietrologia (molta) e informazioni ufficiali (pochine): la tragedia di Lisanza, sul Maggiore, era il 28 maggio dello scorso anno, quella barca, una house boat di quindici metri, la Love Lake, che si ribalta, all’improvviso, probabilmente a causa delle condizioni meteorologiche, con a bordo ventitré passeggeri. E poi la conta dei morti, che sale, arriva fino a quattro: due sono italiani (Claudio Alonzi che ha 62 anni e Tiziana Barnobi che, invece, ne ha 53), gli altri stranieri (c’è Anya Bozhkova, 50enne, che è la moglie di origine russa dello skipper Claudio Carminati, e c’è Shimoni Erez, 54 anni, il cui passaporto è stato rilasciano da Israele). A dieci mesi di distanza è una targa, una semplice targa, a riportare l’attenzione su quei fatti. È dedicata ad Alonzi e Barnobi, sono due agenti dei Servizi italiani ma questo, da tempo, si sa: viene affissa a Palazzo Dante, la sede del Dis, il Dipartimento delle informazioni perla sicurezza, qualche settimana fa, in occasione della giornata della Memoria del 2024 (è il 27 gennaio).


Solo che quell’iscrizione non si limita a ricordare gli agenti Alonzi e Barnobi, nelle due o tre righe di biografia che accompagnano entrambi i nomi si legge, infatti: «Perde la vita nella acque del lago Maggiore il 28 maggio 2023, nel corso dello svolgimento di una delicata attività operativa con i servizi collegati esteri». E riparte tutta, di nuovo frenetica, di nuovo col retrogusto di complottismo, la ricerca in rete della “verità”, della ricostruzione. Sul naufragio della Love Lake - Gooduria (la barca si chiama anche così) è in corso un’inchiesta della magistratura di Busto Arsizio, in Lombardia, che ha indagato Carminati, ossia il comandante, per omicidio plurimo e naufragio colposi e che non è ancora arrivata a un punto fermo, o a una sentenza che dir si voglia. Serve tempo. Anche perché allora, l’anno scorso, di ipotesi sul tavolo se n’erano fatte fin troppe: quella di un semplice incontro tra colleghi, quella di una festa di compleanno, quella di una gita collettiva dopo un incontro di lavoro. Ciò che si sa, di certo, e non da ora, è che sulla Love Lake c’erano agenti segreti italiani e stranieri, ben tredici appartenenti al Mossad israeliano (la stragrande maggioranza dei quali, tra l'altro, era ripartita alla volta dell’aeroporto ebraico Ben Gurion quasi subito dopo l’incidente). Nessuna fonte ufficiale aveva parlato, prima d’ora, di una “missione”, magari congiunta, magari delicata. La conferma arriva però adesso, con quella targa, sulla parete del Dis che non è proprio il luogo più riparato del mondo, quantomeno da occhi indiscreti, non a caso tutti possono leggerla.

La Love Lake batteva bandiera slovena dal 1982, a bordo aveva ventitré persone, ventuno lavoravano per le intelligence di almeno due Paesi occidentali, quando il tempo aveva cominciato a scurirsi, cosa che in mezzo a un lago non è mai di buon auspicio, quel 28 maggio, anziché rientrare verso riva Carminati ha deciso di restare al largo, a 150 metri dalla costa, all’altezza di Lisanza (appunto): è qui che nasce la sua iscrizione nel registro degli indagati ed è qui che cominciano le interpretazioni, spesso fantasiose, la ricerca ossessionata degli intrighi, le trame, le macchinazioni che tirano in ballo la qualunque, pure il Kgb (i servizi segreti russi), l’Iran e una buona dose di documenti che a sentire i cospirazionisti del www basterebbe a fare della Gooduria una sorte di base operativa galleggiante. Punti da chiarire, ovviamente: ma che a farlo saranno i giudici del caso, non i rimbalzi tra i commenti sui social.

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