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La Polizia festeggia 172 anni di storia, ma nelle piazze è sempre più dura

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Fausto Carioti
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Un mese e mezzo dopo gli scontri di Pisa tra i reparti della Celere e gli studenti di sinistra che volevano entrare nella zona degli obiettivi sensibili, e le polemiche dei giorni seguenti, la parentesi si chiude. Gli eventi istituzionali servono anche a ricondurre ogni cosa alle giuste dimensioni. Ieri, in tutta Italia, ci sono state le celebrazioni per l’anniversario dei 172 anni della fondazione della Polizia, con la grande festa in piazza del Popolo a Roma. Il messaggio a Vittorio Pisani, capo della Polizia, è servito a Sergio Mattarella per esprimere la «riconoscenza dell’intera collettività nazionale agli appartenenti al Corpo» e ricordare di aver conferito, un anno fa, la medaglia d’oro al Valor civile «alle donne e agli uomini dei Reparti Mobili», ossia della Celere, «perla dedizione profusa nell’assolvimento dell’incarico».

Per capire come sta cambiando il loro lavoro bisogna leggere i dati diffusi ieri. Nel 2023 è aumentata la violenza politica, soprattutto a sinistra, dove c’è stato un «sensibile incremento» degli arrestati e dei denunciati. Le indagini contro il terrorismo di matrice anarco-insurrezionalista e marxista-leninista hanno prodotto 21 arresti (contro i 13 del 2022) e 984 denunce (l’anno prima erano state 822). L’attività di contrasto al semplice estremismo di sinistra ha portato invece alla denuncia di 1.708 persone (1.594 nel 2022), di cui 21 arrestate (una in più dell’anno precedente), e all’emissione di 228 fogli di via.

 

 

Si intensificano anche le azioni contro gli estremisti ambientalisti. Il compendio della Polizia cita l’arresto, il 2 novembre a Bologna, «di tre soggetti di Ultima Generazione per violenza privata e danneggiamento aggravati, avendo bloccato la circolazione stradale della tangenziale felsinea per circa 40 minuti», e quello dei dodici attivisti che il 4 dicembre hanno bloccato l’autostrada nei pressi di Fiumicino. La situazione si è fatta ancora più complicata dopo il 7 ottobre, a causa del «notevole incremento delle iniziative a carattere pacifista correlate alla tematica del conflitto israelo-palestinese». Nel 2023 le manifestazioni che hanno creato problemi di ordine pubblico sono state in tutto 397, dalle quali 120 poliziotti sono usciti con «lesioni varie».

Questo, quindi, è il contesto in cui quasi centomila agenti operano ogni giorno. Ed è pure l’aspetto su cui Pisani ha insistito nel suo discorso in piazza del Popolo. «Le guerre e l’instabilità», ha detto, «stanno incidendo sull’ordine pubblico e sulla sicurezza collettiva. Le diverse conflittualità sociali irrisolte trovano sfogo nelle piazze, dove le forze di polizia vengono percepite erroneamente come controparte dei manifestanti». Il loro compito è invece quello di «conciliare la sicurezza collettiva e l’esercizio delle libertà individuali», per il quale sono richiesti «equilibrio e la capacità di sopportare le provocazioni e di saper scegliere il momento di intervenire». Tra i fattori positivi c’è il rapporto col governo. Pisani non ne fa un mistero, quando ringrazia Giorgia Meloni «non solo per la sua costante vicinanza, ma per l’occasione offerta al dipartimento della Pubblica sicurezza, mediante il disegno di legge presentato in parlamento, di riscrivere nuovi modelli organizzativi e gestionali rispondenti alle attuali esigenze della sicurezza pubblica».

 

 

Quanto a Matteo Piantedosi, è sempre stato dalla parte della Polizia, anche nei giorni più difficili, e questa vicinanza l’ha ribadita ieri, rivolgendosi dal palco agli uomini e alle donne in divisa. «Quando diciamo che abbiamo innalzato la vigilanza degli obiettivi sensibili, stiamo dicendo a chi si reca presso il proprio luogo di culto, per pregare, che può essere manifestamente sé stesso, senza paura di essere ingiuriato, o aggredito»: proprio a questo serviva il blocco che gli studenti filo-palestinesi volevano sfondare a Pisa. Va molto oltre la cortesia istituzionale, quindi, la frase con cui il ministro dell’Interno riafferma «piena fiducia nell’operato di quanti, donne e uomini delle Forze di polizia, garantiscono che il dissenso, anche quello più aspro, possa essere sempre manifestato in piena sicurezza».

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