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Piemonte, latitante fuggitivo per 40 giorni nei boschi: tradito dall'amore

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Luca Puccini
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«In amor vince chi fugge», suggeriva saggiamente Ovidio. Epperò ci sono situazioni in cui è vero anche che chi fugge - magari dalla galera - è meglio che se ne stia alla larga, dall’amor. Mica per una questione di cuore, anzi (quella fa bene sempre): è che è un rischio, un azzardo. Un bacio rubato, ma alla giustizia. O peggio, alle forze dell’ordine. È scappato per quaranta giorni di fila, un pastore piemontese 65enne, dopo una condanna a tre anni e nove mesi di carcere, per fatti, tra l’altro, di quindici anni fa. S’è rintanato nei monti, lui, nelle baite diroccate, nei bivacchi, nei boschi della valle del Tesso, sopra Monastero di Lanzo, nel Torinese. E alla fine l’hanno beccato non perché non ce la facesse più, ma per lei. Per quella compagna che andava a trovare un giorno a settimana. Senza-di-te-non-ci-so-star.

È che le relazioni a distanza funzionano poco, specie se uno dei due è un latitante e ha sulla fedina penale una pena da scontare che (per ironia della sorte) riguarda maltrattamenti e lesioni e tentata violenza nei confronti di una ex, però era il 2009. Oggi è il 2024 e lui, probabilmente, almeno sul lato amore, deve aver messo la testa a posto. Compagna fissa, relazione stabile. Pure un po’ troppo. Pure che allora, agli inizi Duemila, d’accordo, si è sottratto all’arresto, ma ora, che la procura di Ivrea ripristina il mandato di cattura, a metà aprile, cerca di fare lo stesso. Prima di tutto scappa, lassù, in quota, tra i 1.500 e i 2metri sul livello del mare, sgattaiola in mezzo alla vegetazione e arrivederci. È inizio primavera, le temperature sono persino clementi, tra un alpeggio e l’altro che sarà mai? Per un pastore che di secondo mestiere fa il boscaiolo, quelle zone le conosce come le sue tasche. Per un mese e mezzo mangia solo formaggio (e, quando va bene, cioè quando qualcuno riesce, con la complicità del buio, di notte, a portargli qualcosa d’altro, quello che riceve), dorme dove capita, cambia continuamente rifugio, l’ultima volta che i carabinieri di Lanzo lo intercettano è davanti a una panetteria in paese ma hai voglia a ri-pizzicarlo lì, non è uno sciocco. Semmai è un innamorato. Perché ci provano, sì, gli agenti, a seguirlo nei sentieri, sulle coste montane, nelle radure. Niente. Si appostano addirittura sotto casa sua.

Idem. Di nuovo. Zero. Riescono a mettergli le manette ai polsi solo quando hanno l’intuizione, «cherchez la femme» (ritorna la letteratura, ‘sta volta Dumas padre). Tutte le domeniche, cascasse il mondo, il 65enne va a trovare la sua compagna: gli appostamenti sono la soluzione sì, ma fino a ora (cioè fino a qualche giorno fa) gli uomini dell’Arma hanno sbagliato abitazione. E così finisce che questo malgaro - pastore - taglialegna - amante (fin troppo) presente viene portato alla casa circondariale delle Vallette, a Torino, dove lo aspettano da quindici anni. Per colpa di quell’amore. Galeotto due volte.

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