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Fabriano, torturano un agnellino fino a farlo morire: chi sono le vere bestie

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Simona Pletto
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Pecore indifese maltrattate e almeno un agnelli torturato fino alla morte. Forse per noia, forse per puro sadismo da parte di un gruppetto di ragazzi marchigiani. Un’altra brutta storia di crudeltà e violenza sfogata contro agli animali, a poche ore dal gattino lanciato da un dirupo ad Agrigento, col video che ha fatto inorridire l’Italia. A rendere più sconcertante quest’ultimo episodio è il fatto che le torture siano avvenute durante uno stage a cui partecipavano sei studenti di un istituto agrario, il Vivarelli di Fabriano, ora finiti nei guai con denuncia penale e provvedimenti disciplinari. L’episodio è accaduto l’8 giugno scorso, ma la notizia è trapelata solo adesso.


I sei ragazzi, due maggiorenni e quattro minori, avevano appena terminato la lezione dell’ultimo giorno di alternanza scuola lavoro. Avrebbero dovuto raggiungere gli spogliatoi per cambiarsi, insieme agli altri studenti, invece hanno deciso di raggiungere la stalla. E proprio qui le telecamere di sorveglianza hanno ripreso la brutale aggressione. Dalle immagini si vedono i ragazzi tirare calci ad un pallone indirizzato al gregge e gli animali scappare terrorizzati. Poi uno di loro, minorenne, ha preso tra le braccia un agnello ed è uscito dalla stalla per poi rientrare poco dopo con l’animale paralizzato in tutti gli arti, e che mostrava già difficoltà a camminare. Pare lo abbia lanciato più volte oltre la recinzione, davanti agli altri alunni. L’agnello è morto poco dopo per le gravi lesioni riportate. Un’agonia atroce.

 

 


Appresa la notizia, la scuola si è subito attivata. Oltre all’aspetto disciplinare, è stata sporta denuncia per maltrattamento e uccisione di animale nei confronti del minore. «Il ragazzino più coinvolto si è preso le sue responsabilità - ha spiegato al Corriere Adriatico il dirigente dell’istituto, Emilio Procaccini - ma dall’inizio dell’anno prossimo i sei ragazzi dovranno provvedere ad attività educative e riparative nelle cliniche veterinarie». Un provvedimento, questo, che trova in parte il favore del presidente della Lega anti vivisezione (Lav), Gianluca Felicetti. «Sono d’accordo con l’aspetto educativo del provvedimento disciplinare della scuola» premette il numero uno dell’associazione animalistam pronta a costituirsi parte civile a processo, «ma questo tipo di “correzione” va fatta accanto a persone capaci di far comprendere l’insensatezza del gesto.


Diversamente, si rischiano altri episodi simili». Secondo Felicetti, in questo caso di uccisione con torture, il ragazzo potrebbe essere punito con una pena che va da 3 a 18 mesi, oppure con una multa da 5 a 30mila euro. «Purtroppo i tempi della giustizia sono lunghissimi aggiunge-, per un simile episodio avvenuto nell’agosto 2023 nei confronti di una capra, deve ancora iniziare il processo, mentre per un caso di macellazione clandestina scoperto a Messina nel 2016, il reato per gli imputati è prescritto». Peraltro, la Commissione Giustizia della Camera sta discutendo la proposta di legge a firma di Michela Brambilla, per i diritti degli animali e la tutela dell’Ambiente, che inasprisce le pene per il maltrattamento, l’uccisione, e l’abbandono degli animali. «È tutto fermo dal 14 marzo scorso- contesta Felicetti- per colpa dei troppi emendamenti e della scarsa volontà politica. Al di là dei proclami, questi reati continuano ad essere considerati minori. Si era parlato di punire con 7 annidi carcere chi abbandona animali in strada, ma temo che anche questa estate nulla cambierà e gli autori di questi inclassificabili gesti resteranno quasi impuniti». Nel 2022 la Lav ha ottenuto i dati di 109 procure sulle 140 interrogate, identificando 7.510 procedimenti avviati, con 3.922 indagati. In Italia si aprono 25 fascicoli al giorno. In pratica, 14.9 procedimenti e 7.7 indagati ogni 100mila abitanti. Il reato più discusso nelle aule giudiziarie, resta l’uccisione di animali: 2.676 nel 2022, seguito dai maltrattamenti: 2.259 i procedimenti.

 

 

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