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Giacomo Bozzoli, sorvegliato a vista in carcere: "È sotto choc, si teme l'atto estremo"

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Quella di giovedì 11 luglio è stata la prima notte in carcere di Giacomo Bozzoli. In cella a Cantù Mombello, l'imprenditore è stato catturato nella sua villa di Soiano nel lago di Garda dopo una decina di giorni di latitanza. Il 39enne è stato condannato all'ergastolo per aver ucciso suo zio Mario. Ma ora è sotto choc e si tema che possa farsi del male. "Vi prego, fatemi vedere mio figlio", aveva detto al momento dell'arresto da parte dei carabinieri.

Bozzoli non è stato condotto nello spazio "nuovi arrivi", come sarebbe da prassi. Ma si trova in una cella singola, sorvegliato a vista. Una scelta effettuata subito dopo l'immatricolazione e la visita medica che Bozzoli ha sostenuto dopo essere entrato a Canton Mombello alle 22.23. Bozzoli era sotto choc e la scelta della Sorveglianza a vista - con un agente fisso che lo ha controllato tutta notte - sarebbe stata dettata per il pericolo che potesse compiere atti autolesionistici per lo sconforto che ha espresso al suo ingresso nel carcere cittadino. Dopo l'arresto Bozzoli avrebbe raccontato che era sua intenzione scrivere una lettera agli avvocati, alla famiglia e ai magistrati per professarsi ancora una volta innocente in merito all'omicidio dello zio Mario.

 

 

La sua è stata una fuga lunga quanto misteriosa: in vacanza tra Francia e Spagna insieme alla compagna Antonella e al figlioletto di 9 anni, inizialmente sembrava che dopo la sentenza definitiva fosse rimasto all'estero in fuga, magari in Sudamerica o in Nordafrica, aiutato da qualche amicizia "pericolosa". Ma la realtà era molto più semplice: Bozzoli era tornato a casa, non è ancora chiaro se prima della compagna o contestualmente a lei, o subito dopo. E si nascondeva nella sua villa, mentre gli inquirenti e l'Interpol lo cercavano in tutto il mondo.

 

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