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Francesco parla da Papa e viene trattato come un estremista

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 Ve lo immaginate un qualsiasi capo di Stato che accolga un suo omologo o un capo religioso altamente rappresentativo (Papa Francesco è l’una e l’altra cosa), in visita ufficiale nel suo Paese, con tono minaccioso e aria quasi di sfida? Che lo accusi, su una qualsiasi questione critica, di fare solo chiacchiere e non prendere «provvedimenti concreti»?

Le regole della diplomazia, se non proprio quelle del buon senso e della buona educazione, sconsigliano un tale comportamento, che non è infatti nella norma. Ma probabilmente queste regole per una rilevante parte delle classi dirigenti europee valgono per tutti ma non per il capo della Chiesa cattolica, accolto in malo modo dal primo ministro Alexander de Croo al suo arrivo a Bruxelles per una visita di tre giorni, conclusasi ieri mattina.

«Sugli abusi pedofili ci aspettiamo dalla Chiesa fatti, non parole», ha detto con sfrontatezza il capo del governo belga rivolto al pontefice. Tanto più clamoroso lo “schiaffo” quanto più si tenga conto del fatto che uno dei motivi guida della visita pastorale di Francesco era stato indicato proprio nella condanna della pedofilia nella Chiesa (...)

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