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Le femministe brave solo a far le vittime

Basta vittimismo: la cattiva coscienza della sinistra. Storie di donne sull'orlo di una crisi di nervi
di Annalisa Terranova domenica 4 maggio 2025

3' di lettura

Basta vittimismo, Meloni non sopporta le critiche e le scambia per insulti sessisti. Lo dice una donna come Maria Elena Boschi e lo dice un maschio come Angelo Bonelli. Dietro queste dichiarazioni c’è la cattiva coscienza di una sinistra muta dinanzi al degenerare del linguaggio politico contro la premier – si va dalla letterina di Littizzetto al culo di Trump con richiesta a Meloni di non mettere il rossetto alla definizione di Giannini che appella Meloni come cheerleader del presidente Usa – ma sempre pronta a chiedere che Palazzo Chigi intervenga su questo e quell’altro. Sempre pronta, in definitiva, a obiettare sul silenzio della premier che secondo loro dovrebbe replicare a ogni tweet di Musk oppure chiedere scusa per le intemperanze verbali di consiglieri FdI di quinta fila. Però non si parli di sessismo applicato alla premier perché questo non rientra nella narrazione di comodo e dunque per quel tipo di atteggiamento è già pronto un altro concetto rifugio: il vittimismo.

Meloni fa la vittima? E allora ogni piagnisteo sul sessismo è anch’esso vittimistico. Anzi, a volerla dire tutta, tutto l’impianto ideologico del femminismo si basa sul vittimismo, sull’idea cioè che le donne siano state sempre sottomesse, oscurate, schiavizzate, usate come macchine riproduttive, imbavagliate, imbrogliate, predate. Le femministe rivendicano e si lamentano, per loro le donne non hanno mai abbastanza diritti e vivono costantemente sotto minaccia.

Inoltre separano la donna dalla natura, terreno simbolico dove il femminile domina il maschile per il potere di dare la vita. Secondo Camille Paglia il femminismo eredita le contraddizioni del liberalismo che vede nel governo un potere tirannico ma pretende che esso si comporti come una madre premurosa. Così per le femministe tutto ciò che ci circonda, anche e soprattutto il linguaggio, è una creazione maschile per assoggettare le donne. Quindi fanno la lagna oppure si sottovalutano, si svalutano, si negano: non è un caso che una femminista come Lidia Ravera abbia scritto un libro dal titolo significativo “Volevo essere un uomo”. Sottotesto: l’uomo è un privilegiato, la donna no. Di più: la donna, il femminile, sarebbero creazioni culturali del patriarcato, quindi vanno distrutte, cancellate e rielaborate in nome della fluidità. Ma strappare la donna dall’elemento natura – citiamo ancora Camille Paglia – è un oltraggio alle antiche dee ctonie e anche al corpo della donna che è uno “spazio sacro segreto”.

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Torniamo ora alle parole di Giorgia Meloni: come è possibile tenere insieme l’indifferenza sugli insulti alla prima premier donna in Italia e le lacrimucce per il film di Paola Cortellesi, il rammarico perché a Sanremo nessuna donna è salita sul podio e persino la critica al conclave fatto solo da cardinali maschi? Se la contraddizione non viene sciolta con onestà intellettuale essa può ripresentarsi plasticamente in ogni occasione pubblica: per esempio al concertone del 1 maggio ci può stare la cantautrice che strilla: “Della mia fica farò una bandiera che brillerà nella notte nera” mentre sotto al palco tre maschi stupratori si divertono a fare il Tahurrush gamea (molestia collettiva) ai danni di una ragazza tra il pubblico.

Ci vorrebbe un minimo di coerenza per evitare che le contraddizioni diventino evidenti, una presa in giro gigantesca ai danni delle donne che sarebbero anche stanche di essere trattate come minoranza oppressa. Se una donna che diventa potente può essere non criticata ma oltraggiata con offese che coinvolgono la sua identità di genere e nessuno fiata a sinistra, allora vuol dire che da quelle parti non alberga alcuna sensibilità femminista ma solo rancore.

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Rancore di maschi che si sentono depauperati e reagiscono con l’aggressione volgare. E al loro fianco ci sono donne altrettanto rancorose perché loro, senza un tutor politico alle spalle, quei livelli non li raggiungerebbero mai da sole.

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