La scena del crimine, quella della villetta di via Pascoli a Garlasco dove nell’agosto 2007, fu trovata morta Chiara Poggi, viene ora guardata con altri occhi rispetto alla precedente indagine.Con un nuovo indagato – Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara – si riapre il dibattito, ma le nuove perizie, compresa quella sul Dna trovato sotto le unghie della vittima, non scardinano la dinamiche di quel che successe. La scena è ferma nel tempo: Chiara, fiduciosa, apre la porta e non fa in tempo a reagire.
Viene colpita più volte, il suo corpo sollevato e scaraventato giù per la scala stretta e ripida che conduce alla cantina. Nessun gradino calpestato dall’assassino, che però lascia sulla soglia le impronte di scarpe “a pallini”, marca Frau, numero 42. Un biglietto da visita insanguinato. Le mani dell’assassino si imprimono sulla maglia rosa del pigiama: quattro dita sulla spalla, un palmo sul petto.
Tracce ignorate all’epoca, cancellate dal sangue e dal tempo. Il killer, freddo e metodico, si muove come chi conosce bene la casa: attraversa stanze, si lava, si specchia. Mancano asciugamani. Restano, però, le impronte sul portasapone – quelle di Alberto Stasi – che secondo la Corte toccò l’oggetto per ultimo, come farebbe chi ha appena finito di uccidere. A incastrarlo, anche la compatibilità con il numero di scarpe e la postura dei passi rilevati sul tappetino. In attesa dell’incidente probatorio sul match tra il Dna di Sempio e il materiale trovato sulle unghie della vittima, in casa Poggi dell’indagato c’è solo - secondo la nuova consulenza tecnica della Procura di Pavia - un’impronta della mano destra sulla parete delle scale che portano in cantina. Gradini che l’assassino non calpesta.