Una bandiera della Palestina sopra la tonaca bianca, all'altare, mentre si celebra la Santa Messa. Perché i pacifisti non sono solo quelli che sabato si sono riuniti in piazza a Roma, guidati da Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli al grido "Disarmiamoli" mentre quelli di Potere al popolo bruciavano bandiere di Israele.
Sta facendo discutere sui social la "scelta politica" di don Rito Maresca, parroco di Mortora frazione di Piano di Sorrento, in provincia di Napoli, che in occasione delle celebrazioni del Corpus Domini domenica ha indossato in chiesa una casula con i colori bianco, rosso, nero e verde, quelli della Palestina.
"Grazie a chi ci crede ancora, grazie alla mia magnifica Parrocchia di Mortora, grazie a chi crede che ciascuno di noi può fare la differenza nel proprio ambito di vita - scrive su Facebook il sacerdote - Coraggio!!! PS. a volte qualcuno mi ha detto 'presto andrei via da qui perché ti faranno vescovo'. Tranquilli, con oggi ho scelto di non fare carriera, ma sono contento perché libero...".
Sempre su Facebook, don Maresca ha lanciato altri messaggi molto espliciti su Gaza, scelte di campo inequivocabili che a molti sembrano travalicare il messaggio evangelico per diventare politica pura: "Dobbiamo imparare a schierarci, non contro qualcuno, non con violenza, ma per difendere la vita e per difendere chi non può difendersi. La liturgia diventa vuoto ritualismo se non tocca la vita, se non ci espone, se non ci provoca a cambiare e ad assumerci dei rischi". E ancora: "È vero che ci sono tante guerre, ma a Gaza non c’è una guerra ma un massacro di civili. È vero che il 7 ottobre è stata una carneficina, un crimine contro l’umanità, un atto di guerra al di fuori di ogni immaginazione, ma da allora in poi Israele ha avvitato una campagna di morte e distruzione senza proporzione. Quella di Gaza non è, o comunque non è più (se mai lo sia stata) una guerra ma pulizia etnica, un vero e proprio #genocidio che capita sotto i nostri occhi e anche grazie al silenzio complice dei nostri governi". Quindi la sfida direttamente alla "sua" Chiesa. "Non è opportuno… Mi chiedo quando Cristo si sia preoccupato di essere opportuno. E se qualche esponente del clero venisse a censurarmi o addirittura qualche poliziotto venire a chiedermi i documenti (come sta capitando in tante parti di Europa ai giovani che semplicemente e pacificamente portano una bandiera palestinese), sarò contento di assomigliare per la prima volta a Gesù condannato dal potere religioso e giustiziato dal potere politico a servizio non della verità e dei poveri ma del controllo e della difesa dei potenti".