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Cemento depotenziato a Messina. Gli imprenditori Pellegrino nei guai

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La Dia ha confiscato beni per 50 milioni di euro. I fratelli sarebbero legati alla cosca Spartà

Roberto Amaglio
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Un nuovo scandalo si profila nel settore del cemento e del calcestruzzo. Questa mattina a Messina sono stati confiscati beni per 50 milioni di euro ai fratelli Nicola e Domenico Pellegrino, imprenditori del settore edile della Calcestruzzi Messina srl ma considerati dagli inquirenti elementi di spicco di un gruppo criminale affiliato alla cosca messinese di Giacomo Spartà. Secondo la Dia di Messina, i due fratelli hanno lucrato sul cemento impoverito o depotanziato, consolidando una sorta di monopolio nel settore grazie ai loro rapporti mafiosi. Il giro di affari sarebbe davvero considerevole: forti della protezione del clan, agevolati in questo modo nell'assegnazione dei lavori e con dei costi del cemento ovviamente ridotti in quanto di pessima qualità, i fratelli Pellegrino avrebbero portato la loro società a un aumento di capitale del 1000% nel giro di pochi mesi. Dalle indagini sono emerse gravi irregolarità legate alla fornitura di calcestruzzo, molto spesso depotenziato. Tra i beni confiscati diverse quote societarie, 40 automezzi (camion, betoniere, trattori, fuoristrada, autovetture e moto di grossa cilindrata), due impianti di produzione di calcestruzzo completi di silos, nastri trasportatori ed altri macchinari, 20 rapporti bancari e polizze assicurative per oltre 200 mila euro, 39 immobili (terreni, ville e appartamenti). Preoccupazioni sono però legate alla pericolosità delle forniture di calcestruzzo depotenziato offerte dai due imprenditori arrestati. I lavori commissionati in questi anni sono stati numerosi, soprattutto nei cantieri pubblici e privati della zona sud e nei Comuni della fascia jonica messinese. L'inchiesta – I due magistrati titolari del fascicolo Angelo Cavallo e Fabio D'Anna lo scorso autunno avevano mosso i primi passi, depositando la nota preliminare dell'esperto alla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale che ora si è pronunciata sulla confisca dei beni. L'impianto di contrada Badile, nel rione di Santa Lucia sopra Contesse, era stato sequestrato dalla Dia il 24 giugno 2009 insieme a cinque società, appartamenti, ville, terreni, impianti per la produzione del calcestruzzo, camion, betoniere e disponibilità bancarie dei fratelli Pellegrino. Il 23 settembre era seguito un sequestro probatorio negli impianti della Calcestruzzi Messina srl, della Messina Scavi e della Marina srl, dove il consulente tecnico Attilio Masnata ha potuto esaminare i macchinari e analizzare i campioni di beton, riscontrando "numerose non coformità legate alla natura e ai quantitativi delle materie prime impiegate rispetto ai dati di qualifica".

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