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Scoperti nei fondali di Panarea due navi romane

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Il carico di anfore ritrovato potrebbe contenere 2000 anni di biodiversità marina

Eleonora Crisafulli
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Sui fondali a sud est di Panarea, a circa 200 metri di profondità, sono stati ritrovati due relitti di epoca romana. Il carico è formato da centinaia di anfore (Dressel 21-22) databili al I secolo e di fabbricazione laziale, adibite al trasporto di garum, frutta fresca e secca. La scoperta risale a luglio dello scorso anno, quando la Soprintendenza del Mare in collaborazione con la Fondazione statunitense Aurora Trust ha intrapreso un progetto di ricerche in alto fondale. Ma solo qualche giorno fa, il 24 e 25 giugno, i ricercatori sono tornati sul posto per una ricognizione subacquea. Grazie al personale qualificato e agli strumenti tecnologicamente avanzati, messi a disposizione dall'Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) del Ministero dell'Ambiente, è stato possibile visualizzare esattamente il carico di uno dei due relitti. Le anfore, quasi tutte disposte su un lato a indicare il fianco su cui è scivolata la nave,  hanno mantenuto ancora la posizione originale dimostrando che l'affondamento è avvenuto per turbolenza marina che ha fatto imbarcare acqua allo scafo. Per accertare la natura tipologica, cronologica e merceologica dei reperti, è stata prelevata una delle anfore. Queste potrebbero contenere 2000 anni di biodiversità marina. E alla scoperta, già di per sé sensazionale, si accompagnerebbe la possibilità di ricostruire la storia a livello climatico. Il posizionamento delle anfore, che le vede quasi tutte integre e con la bocca inclinata e rivolta contro la corrente, le rende, infatti, collettori di biodiversità. All'interno dell'anfora prelevata sono stati ritrovati, nel contenuto separato attraverso il passaggio su una pila di setacci, numerosi organismi marini a guscio calcareo. L'analisi di tali organismi potrà definire alcuni aspetti relativi ai cambiamenti della diversità biologica nel tempo. "Gli studi dei componenti isotopici degli elementi chimici che costituiscono la struttura e degli organismi ritrovati - afferma Franco Andaloro resposanbile della campagna di ricerca dell'Ispra - potranno dare importanti indicazioni sulle condizioni oceanografiche dell'area eoliana e del cambiamento climatico nel corso degli ultimi duemila anni". Gli studi, che saranno condotti nei laboratori dell'Ispra in Sicilia, potranno dare anche informazioni sul vulcanismo eoliano e l'acidificazione. Il progetto di ricerca Archeorete Eolie è coordinato per la Soprintendenza del Mare da Stefano Zangara e per la Fondazione statunitense Aurora Trust, dall'archeologo Timmy Gambin. Le ricerche archeologiche in alto fondale nel mare intorno a Panarea riprenderanno dal 15 al 31 Luglio.

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