Il 18 Dicembre si avvicina e in quella data il caso del delitto di Garlasco avrà un "turning-point": si discuterà, infatti, ciò che è emerso dall’incidente probatorio avviato nella nuova fase d’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 e che vede indagato Andrea Sempio per omicidio in concorso.
Dopo anni di indagini, perizie, dibattiti, spezzoni tv e talk show con ospiti che sembrano usciti da una fiction, l’avvocato di Sempio, Liborio Cataliotti, ha deciso di fare una dichiarazione pesante: “Abbiamo individuato 14 punti di contatto tra Chiara Poggi e Andrea Sempio”. Una rivelazione che suona un po’ come dire “abbiamo 14 coincidenze, quindi potrebbe pure essere colpa di qualcuno… forse”.
Secondo Cataliotti, quindi, la prova regina di questa incredibile lista è niente meno che… il telecomando della tv. Sì, proprio quello con cui “Chiara Poggi la mattina dell’omicidio accendeva la televisione” e che — attenzione — sarebbe stato toccato anche da Sempio. Una svolta degna di una soap: il telecomando!
Il sospetto? Che Chiara e Andrea, boh, si siano incrociati nello stesso salotto, magari a scegliere il canale del mattino. L’avvocato spiega che quei 14 punti di contatto sono, nelle parole sue, semplicemente gli oggetti o gli spazi che entrambi possono aver toccato nei giorni prima della tragedia. E dove salta fuori questa geniale idea? In una riunione a Roma con tutto il team difensivo, naturalmente. E, come ciliegina sulla torta, arriva la perizia super partes della dottoressa Denise Albani: quella stessa relazione dice che “non è possibile stabilire con rigore scientifico” se quel DNA maschile trovato sotto le unghie della vittima sia davvero attribuibile a Sempio. Insomma, un grande classico del noir giudiziario: prove misteriose, dubbi scientifici e un telecomando come protagonista.
Il tutto mentre si attende l’udienza del 18 dicembre, quando finalmente sapremo se questi 14 punti di contatto diventeranno un caso che fa giurisprudenza oppure l’ennesimo capitolo di una saga infinita su un delitto su cui si è indagato male quando si doveva e che ora genera solo confusione.