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Cassazione: canne libere

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Ma solo per i pastori

Silvia Tironi
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Farsi le canne è reato, ma non per tutti. I pastori dediti alla transumanza, per esempio, possono rollarsene una in tutta tranquillità, senza il rischio di incorrere nelle maglie della giustizia. Non è una barzelletta, ma si tratta di una sentenza della Cassazione secondo la quale quel consumo va classificato come “personale”, con tanto di giustificazione per via del “lungo periodo di permanenza solitaria in campagna e in montagna” per le attività “connesse alla transumanza di greggi di pecore”. Chissà che la decisione non possa giovare al settore della pastorizia in termini di addetti al mestiere. La sentenza - C'è infatti questa motivazione alla base del rigetto del ricorso della Procura di Trento contro il non luogo a procedere dichiarato dal Tribunale di Trento nei confronti di Giorgio D., un pastore 45enne di Cavalese sorpreso con 38,736 grammi di hashish contenente principio attivo pari al 3,4% da cui potevano essere ricavate 53 dosi medie giornaliere. Il pastore era stato assolto dal gup del Tribunale di Trento, lo scorso 8 novembre, sulla base del fatto che la detenzione era volta a precostituirsi una scorta per esclusivo uso personale da utilizzare nei mesi in cui avrebbe curato la transumanza di greggi di pecore. Lunghi giorni trascorsi da soli, senza alcuna compagnia. Se non quella di un po' di erba. "Nessun reato se è un consumo personale" - Contro questo verdetto il procuratore di Trento ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che l'elevata quantità di sostanza stupefacente superava il normale uso finalizzato all' “uso personale”. La sesta sezione penale, con la sentenza 12146, ha respinto il ricorso e ha sottolineato che “il giudice del merito, attenendosi a principi di diritto e con motivazione fondata sulla modalità di detenzione delle sostanze stupefacenti, ha valutato come plausibile la tesi difensiva di precostituzione di scorta per uso personale” da parte del pastore, “abituale assuntore di droghe leggere, al fine di consumo personale nel lungo periodo di permanenza solitaria in campagna e in montagna dove recarsi per le attività connesse alla transumanza di greggi di pecore”. Una sentenza cha farà probabilmente la storia della giurisprudenza, ma che di certo fa immediatamente la gioia dei pastori. “In effetti - affermano dall'associazione nazionale che li rappresenta - le condizioni di un pastore in transumanza sono davvero difficili. Per non parlare delle condizioni precarie e del clima in cui si trovano a dover vivere anche per lunghi periodi” Confermano che “c'è chi fuma, chi beve, chi mangia e chi dorme”. E chi si fa la canne, comportamento che “non fa male a nessuno: è solo un modo per spezzare la solitudine”.

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