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Sedici anni di veleni anti-Cav: "Ora paghino i magistrati"

Sentenza Dell'Utri, altro colpo alle toghe che si sono accanite contro Berlusconi e i suoi, Gasparri: "Qual è stato il danno per il Pdl?"

Giulio Bucchi
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Una storia lunga e complicata, dal 1994 al 2012. Sedici anni di accuse, di condanne, per poi scoprire che è tutto da rifare. E' il calvario giudiziario di Marcello Dell'Utri, bibliofilo, grande organizzatore politico, senatore Pdl e braccio destro di Silvio Berlusconi, di cui ha condiviso avventure e disavventure. E parallelamente al quale è passato dalle forche caudine della magistratura italiana. Il procuratore generale Iacoviello lo ha definito un "perseguitato" perché la condanna in Appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa non era supportata da prove concrete. La Cassazione lo ha confermato: l'Appello deve ripartire da zero. Con Silvio - A Dell'Utri non è mai mancata l'autoironia. Lui stesso spiegava di essere "un politico per legittima difesa". Palermitano, del '41, Dell'Utri dal '61 è a Milano e lì conosce Berlusconi, del quale diventa via via sempre più stretto collaboratore. La transazione sulla tenuta e la presenza di Vittorio Mangano legano a Dell'Utri l'ormai famosa casa di Arcore, quartier generale di Berlusconi, e la figura dello 'stalliere' considerato vicino alla mafia. La vicenda esploderà più avanti. Prima, nell'82, è presidente e ad di Publitalia, la concessionaria di pubblicità Fininvest, gruppo del quale diventa ad nell'84. Nel '93 l'ingresso in politica, con la discesa in campo di Berlusconi, ed è per unanime riconoscimento che la mente organizzativa dell'operazione Forza Italia sia proprio Dell'Utri. Escogita per primo l'uso dei manifesti 6x3 che faranno la fortuna delle campagne elettorali del Cavaliere. L'esordio quando ancora Forza Italia non esiste e Tangentopoli infuria. "Fozza Itaia", dicono una serie di bambini con le mani alzate in segno di vittoria. E' l'annuncio della discesa in campo e del successo del 27 marzo 1994. Berlusconi se lo porta in parlamento e lo elogia in pubblico. Il mese nero - Vicende parallele, quelle di Dell'Utri e Berlusconi. E, caso della sorte, nel giro di poche settimane entrambi sono usciti dall'incubo delle toghe. Prima Berlusconi prosciolto per prescrizione dall'accusa di corruzione al processo milanese incentrato sulla figura dell'avvocato inglese David Mills. Ora, in Sicilia, Dell'Utri e il suo diritto riconosciuto ad un processo più equo, con prove provate. Vince il garantismo, perdono i pm contro Berlusconi e i suoi uomini, anche a costo di ignorare l'evidenza. Le reazioni - "Il calvario di Marcello Dell'Utri è  destinato a proseguire non si sa ancora per quanto ma il tentativo di mascariare la figura di un uomo onesto è stato definitivamente e con ritardo impedito. Adesso è bene che qualcuno ammaini definitivamente il vessillo giustizialista e si rassegni all'evidenza dei fatti", commenta a caldo l'ex Forza Italia e Pdl, oggi leader di Grande Sud, Gianfranco Miccichè. "A coloro che diranno che bisogna avere fiducia nella giustizia perché la Cassazione ha annullato la condanna a Dell'Utri rispondiamo in anticipo che sono semplificazioni non accettabili", aggiunge il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. Cher poi accusa i magistrati: "Qual è stato il danno materiale e morale per il senatore Dell'Utri? E per la nostra parte politica qual è stato il danno elettorale? Dobbiamo valutare la possibilità di far condannare chi nella magistratura ha sostenuto accuse prive di fondamento a Palermo. Da domani lavoreremo a questo. Intanto approviamo al Senato la norma sulla responsabilità civile dei giudici senza cambiare una virgola. Capitolo chiuso". "Auguri affettuosi a Marcello Dell'Utri - dichiara Francesco Storace (La Destra) -. La giustizia tarda, ma arriva".

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