Cerca
Cerca
+

Litiga col papà boss e s'impicca

Al padre: "Ora sei contento?"

Silvia Tironi
  • a
  • a
  • a

Il suodolore più grande? Essere figlio di un boss. Un dolore forte e sordo al tempostesso, che di giorno in giorno cresceva dentro di lui, fino a lacerarlo. E poila morte del giovanissimo fratello, ucciso quattro anni fa per vendicare untentativo di rapina, l'aveva segnato in modo indelebile. Oggi Antonio (il nomeè di fantasia) si è tolto la vita a soli tredici anni: si è impiccato in casa,a Villaricca (Napoli), approfittando dell'assenza dei genitori. Come bigliettod'addio, una lettera colma di rancore verso il padre: quel genitore, ritenutodagli investigatori legato a un potente clan camorristico, che il ragazzinoforse riteneva anche responsabile della condotta criminale del fratelloSebastiano e quindi della sua uccisione, compiuta da un branco di aggressori,tra cui vari minorenni, che voleva vendicare la tentata rapina di un motorino. In quellalettera il minore ha chiesto perdono alla madre, e ha salutato il fratellogemello e gli amici più cari. "addio a tutti quelli che mi hanno voluto bene". Poi una specifica: “Papà no, non mi va”; lui quelle scuse per il suo gesto non le meritava affatto agli occhi di Antonio. Poi con rabbia aggiunge: "Adesso sei contento? Non ti rompo più". Francesco Maglione, padre del ragazzino, è un pregiudicato, boss dei Casalesi. Attualmente è libero, ma ad appena 18 anni e2 mesi, nel 1978 uccise un uomo e fu arrestato. Dopo avere trascorso diversianni in carcere è tornato in libertà. Quando icarabinieri sono giunti sul luogo del suicidio, hanno trovato il pc del minoreacceso, con attivo il programma Messenger: il tredicenne aveva comunicato con isuoi amici. E aveva addirittura annunciato il suo gesto agli interlocutorivirtuali: inutile il tentativo degli amici di farlo ragionare. Il ragazzino non ha voluto sentire ragioni.

Dai blog