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Ciofs-Fp, cambia qualifica professionale e come esempio vale il modello Veneto

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AdnKronos
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Treviso, 25 set. (Labitalia) - Dal tipografo tradizionale all'economia digitale cambiano le qualifiche e come esempio vale il modello Veneto. Emerge dal XXXI seminario Europa Ciofs-Fp, in corso a Treviso. "Il Veneto - dice Bruno Barel, docente di Padova - è la terza regione italiana per aziende artigiane attive, ha un numero di start-up notevole, a fine 2018 erano circa 860, una ogni 3,2 nuove società di capitali nella regione; ha un tasso di disoccupazione allo scorso anno del 6,4%, uno dei più bassi del paese. Un territorio che in fatto di occupazione di giovani, adeguatamente formati ad un mestiere, registra un successo occupazionale del 80-90% a tre mesi dal conseguimento della qualifica". Lauretta Valente, presidente emerito del Ciofs-Fp nazionale, ricorda "da sempre discutiamo di bisogni e carenze nel sistema della formazione e ci rivolgiamo alle istituzioni che dovrebbero attivare politiche di implementazione della filiera. Nel frattempo con le nostre forze abbiamo costruito tanto, soprattutto nelle relazioni con le imprese così come avviene qui in Veneto". Non è solo un'economia che ancora fatica a determinare il problema occupazionale: Ludovico Albert della Fondazione per la Scuola di Compagnia di San Paolo, fotografa la società del lavoro e parla di una sorta di borsino dei mestieri: "lavori che salgono e scendono nelle richieste, mestieri per cui cambiano radicalmente le abilità necessarie. Si pone quindi un problema a monte dell'occupabilità: la formazione dovrà fornire le employability skill, le caratteristiche di cui una persona deve essere dotata per entrare e rimanere nel mercato del lavoro, per qualificarsi e riqualificarsi in questo mondo caratterizzato dal cambiamento". Questo si traduce in una crescita della richiesta di professionalità tecniche di base, di grado elevato, del 6,6 % l'anno e mancano poi soprattutto le professioni tecniche ad alta specializzazione che potrebbero essere preparate dagli its. Cambiare l'indirizzo della formazione virando sul professionale è una scelta urgente; infatti rispetto al 2017, la quota delle figure difficili da trovare nel 2018 passa dal 21.5% al 26.3%, oltre uno su quattro, nonostante il grande stock di disoccupati (Excelsior 2019-2023). Il rinnovo del repertorio delle professioni, congelato in Italia dal 2011, è stato sbloccato ad agosto dopo un lungo iter di due anni, grazie anche alle ferme pressioni e indicazioni da parte dei formatori in primis il Ciofs-Fp e Forma. Il Paese forse non se ne è neppure accorto, ma il mondo delle imprese invece considera questo un passaggio fondamentale. "Voglio sottolineare nuovamente - chiarisce Riccardo Giovani, direzione politiche per il lavoro di Confartigianato - che la formazione e istruzione professionale è necessaria per il mondo del lavoro e le piccole e medie imprese. Riteniamo che il rinnovo delle professioni abbia una doppia valenza: far coincidere maggiormente domanda e offerta, ma anche aiutare il tessuto imprenditoriale a rinnovarsi. L'ingresso di giovani nelle pmi e aziende artigiane è vitale per agire sul rinnovamento e aprire all'impresa 4.0".

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