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Un altro regalo per la Casta?

A tu per tu

Mattias Mainiero
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Egregio Dottor Mainiero, cosa ne pensa se i nostri politici venissero remunerati esclusivamente con un gettone di presenza? Si otterrebbe un duplice scopo: 1) si ridurrebbero gli oneri della casta; 2) si penalizzerebbero, come meritano, i fannulloni. La proposta mi sembra talmente ovvia che probabilmente è ingenua o irrealizzabile. Lamberto Micheli e.mail La proposta è giusta, ma, come dice lei, irrealizzabile. Per un motivo semplicissimo: a tradurla in pratica dovrebbero essere i parlamentari stessi o, se preferisce, i rappresentanti della casta. E la casta, caro mio, ha abbondantemente dimostrato che da quest'orecchio non ci sente. Sordità totale. Cascasse il mondo (e ci siamo andati abbastanza vicino), loro non hanno alcuna intenzione di ridursi emolumenti, privilegi, benefit, agevolazioni, prebende e vitalizi. Da questo punto di vista, sono insuperabili. Breve cronistoria. Avevano solennemente promesso: ridurremo il numero delle Province. Per un motivo o per l'altro, le Province stanno ancora lì, e a occhio e croce, sia pure sotto mentite spoglie, ci rimarranno per gli ani a venire. Dovevano tagliare i seggi e gli stipendi dei consigli regionali. Mai fatto. Dovevano ridurre il numero delle auto blu. Chi abita a Roma sa benissimo che le auto blu sono sul serio diminuite e quasi scomparse. Sono diventate auto grigie, onnipresenti, numerosissime e strombazzanti come le auto una volta blu. Ricorda? Era l'estate del 2008. Fu un coro: «Entro pochi mesi gli enti inutili saranno soppressi». Una promessa datata anni, decenni. Poi venne l'estate del 2009: «Elimineremo trentaquattromila enti inutili». Venne anche l'estate del 2010 assieme a quella del 2011. Fra poco arriverà quella del 2012. E nel 2013 staremo ancora a discutere di enti inutili. Avevano anche promesso che avrebbero messo mano ai vitalizi. Come se non l'avessero mai promesso. E naturalmente potremmo continuare, elencando i costi della Camera e del Senato, delle immortali Province, dei Comuni e delle Comunità montane. Un elenco sterminato, al quale, se vuole, possiamo aggiungere anche il gettone. Con un rischio: se dovessimo insistere troppo, gli intoccabili signori del Palazzo potrebbero anche adottare l'idea, forse addirittura con grande gioia. Sommando il gettone di presenza a tutto il resto. [email protected] Dottor Mainiero, mi sorge spontaneo chiederle, pensando al fatto che il Grande Berlusconi oramai ha finito con la scena politica: ma i vari Ballarò con comico appresso, lo stesso Fazio con la Litizzetto e i tanti programmi anti-cav adesso che fine faranno? Di chi parleranno? Valentino Castriota e.mail Berlusconi lascia la presidenza del Consiglio, non pensò, però, che si ritirerà a vita privata alle Mauritius. I vari comici avranno ancora qualcosa da dire. E se non sarà così, non diranno nulla. Una buona notizia. Ecco i nuovi soggetti che manderanno avanti l'Italia (e la Grecia). Draghi: uomo di Goldman Sachs. Monti: l'"americano" advisor di Goldman Sachs. Gianni Letta: membro dell'advisory board di Goldman Sachs International. Giuliano Amato: membro senior dell'advisor di Deutsche Bank. Lucas Papademos in Grecia: ex della Bce. Perché gli unici tecnici che possono guidare un Paese devono essere per forza dei banchieri? Se il sistema è malato si usano i medici, se il sistema è sul punto di crollare si usano gli ingegneri, se invece il sistema è sul punto di defungere si chiama il sacerdote per l'estrema unzione. Di tutto abbiamo bisogno fuorché dei banchieri che in passato hanno dimostrato più volte quello che sono stati in grado di fare. Stendiamo un velo pietoso. Di questo passo la scheda che gli italiani (e i greci) troveranno alle prossime elezioni non avrà più i simboli dei partiti ma i loghi delle varie banche. Emma Cheroni Scotti e.mail Vittoria dei banchieri, come li chiama lei, o sconfitta dei politici? Caro Mainiero, sul filo di lana, i senatori della Commissione Bilancio in neanche sessanta secondi di discussione hanno approvato l'ennesimo emendamento per stanziare 150 milioni di euro (legge mancia?) che rimarrebbero a disposizione di loro stessi per micro-interventi di interesse locale. Neanche in condizioni disperate sono insomma stati capaci di togliere le mani dalla marmellata. Che dire? Speriamo sia l'ultima volta. Umberto Brusco Bardolino  Non facciamoci trarre in inganno dalle parole di Obama quando dice che l'Italia è un paese ricco. Le conoscenze in campo economico dell'attuale presidente americano non sono a livelli così elevati da consentirgli di avere un quadro preciso della nostra condizione. Se fossimo un paese ricco come afferma Obama non ci sarebbe alcun problema a ripianare il debito, a mettere in ordine i conti e ad allinearci con le più virtuose economie del nord Europa. In un paese ricco qualsiasi ministro dell'economia saprebbe dove andare a prendere i soldi per far quadrare i bilanci, ipotesi quanto mai remota viste le difficoltà incontrate da Tremonti. La realtà potrebbe essere ben diversa. Se fallisce la Grecia amen, non farebbe un gran rumore sui mercati finanziari se non per le banche che hanno in portafoglio i suoi titoli. Se fallisce un paese che ha il terzo debito pubblico al mondo sono cavoli amari, molto amari per tutti. L'Italia non è ricca, ricade invece a pieno titolo tra quei soggetti classificati come too big to fail: possono fallire ma è meglio che non si sappia in giro. Per evitare che questa idea si faccia strada sulle principale piazze finanziarie internazionali la via migliore è dire che siamo ricchi, anche se troppi non arrivano a fine mese. Isacco Mestai e.mail Forse le conoscenze di Obama in campo economico sono limitate. Quelle dei suoi consiglieri e di chi gli spiega le cose europee e italiane dovrebbero essere abbastanza elevate. Ha ragione Obama: il nostro è un Paese ricco, e la ricchezza è soprattutto privata. Il risparmio è nel nostro Dna. Intere generazioni hanno tirato la cinghia per comprare case e titoli di Stato. E per questo sarebbe oltremodo ingiusto punire i privati per mettere un puntello ai disastri pubblici. Caro Mainiero, è stupefacente che i lettori si ostinino a reclamare che vadano a casa tutti i traditori, come dice il sottotitolo della pagina dei lettori di oggi 10/11, perché ciò significa che la maggior parte degli italiani non ha capito che stante l'attuale legge elettorale non esiste rivalsa alcuna contro costoro. Oggi come oggi, il voto si riduce alla scelta di un simbolo di partito, senza la minima possibilità di indicare una preferenza per un determinato candidato: si è perciò totalmente ininfluenti sulla scelta dei candidati che verranno eventualmente eletti e che figurano sulle singole liste di partito. Triste a dirsi, ogni altra sia pur legittima aspirazione di liberarsi di parlamentari assenteisti, inaffidabili, incoerenti, inefficienti, inquisiti o trasformisti è una mera chimera. Possibile che lei, che quando vuole sa usare la sua penna in maniera graffiante e inequivocabilmente chiara, non sia riuscito a metterlo nella testa dei suoi lettori? Antonio Benazzo e.mail Nella testa dei lettori, caro Benazzo, io non devo mettere nulla: faccio il giornalista, racconto i fatti, dico la mia. Alcuni sono d'accordo con ciò che scrivo, altri no. E per fortuna ognuno ha la sua testa. C'è chi sta facendo i salti mortali perché li chiede il mercato, perché i titoli di Stato hanno raggiunto livelli non più sostenibili e anche l'Italia sta per incamminarsi verso la soluzione greca. Pare che i principali burattinai di tutto il continente siano Francia e Germania. I leader di queste nazioni, così perfette, non vogliono ammettere che non stanno meglio di chi sta peggio, cercano di recuperare un consenso interno che è ai minimi termini. Ogni volta che ci sono le elezioni locali in qualche Länd, le percentuali per il partito della Merkel seguono costantemente l'andamento crolliforme delle borse. Il suo socio in affari dall'altra parte della linea Maginot non se la passa certamente meglio, anche lui alle prese con consensi in picchiata. Il loro accanimento nei confronti dell'Italia piuttosto che della Grecia, fatto passare attraverso Bruxelles o attraverso l'Eurotower, diventa facilmente spiegabile. Entrambi attaccando i Paesi in difficoltà sperano di mostrare un volto vincente ai loro elettori, lo fanno attraverso la guerra sui mercati finanziari e lo hanno fatto anche con i conflitti armati. In altre parole, i tracolli italiano e greco hanno uno scopo ben preciso, assieme a quello libico. Dominique Lafete e.mail Non ci capisco più nulla. Tutti si scagliano contro Fini che usa la sua posizione istituzionale di presidente della Camera per fare politica e nessuno dice una parola su Napolitano che arriva a nominare senatore a vita Monti proprio nel momento in cui era quello il nome più probabile per il prossimo presidente del Consiglio. Dorina Vanti e.mail Cade il governo Berlusconi e le Borse tornano ad andare male, lo spread sale a livelli che erroneamente si definiscono mai visti, negli anni '70 lo spread era molto più alto eppure l'economia girava nonostante le crisi petrolifere. Si apre quindi la questione del governo tecnico o delle elezioni. Forse è stata proprio una di queste due ipotesi a mandare i mercati finanziari nel panico. Il fatto che l'Italia torni ad avere un governo è qualcosa che ai mercati non piace. Significa che tolti un migliaio di incompetenti ne arriveranno altri che non faranno né più né meno quello che hanno fatto i loro predecessori, forse peggio, certamente non meglio. Seguendo l'esempio del Belgio, dove sono stati senza governo per 2 anni e nessuno ha avuto di che lamentarsi, si può tranquillamente prendere in considerazione quella stessa ipotesi fino alla scadenza naturale della legislatura, risparmiando non poco in termini di stipendi. Perché non provare a iniziare a lanciare la proposta e vedere i mercati come si comportano? Felice Carpusi Visombala e.mail I mercati, ormai è evidente, ce l'hanno con l'Europa: puniscono l'Italia, punto dolente europeo per via del suo stratosferico debito pubblico, per punire la moneta unica. Potremmo anche abolire il governo romano, far nascere il migliore dei governi possibili o il peggiore al mondo. Le cose non cambierebbero di molto. Prima deve cambiare l'Europa.  Egregio Mattias Mainiero, queta mattina, il ministro Michela V. Brambilla, intervistata durante "Uno mattina",  affermava che essendo cambiata la legge elettorale, quelli che sono stati eletti con il Pdl lo furono in virtù della loro appartenenza al Pdl,presentatosi con un preciso programma e con Silvio Berlusconi candidato Premier, oltre che ad una prefissata alleanza di governo. Gli elettori che li hanno votati hanno dato loro il mandato a rappresentarli in Parlamento, proprio per questi motivi. Questo non toglie che uno possa cambiare idea, ma in quel momento dovrebbe dimettersi dall'incarico. Altrimenti tradisce il mandato elettorale. Ho sempre sostenuto questa tesi,ancor prima delle ultime elezioni,e oggi, ancor di più, ritengo che senza l'introduzione di una norma anti-ribaltone nello Statuto del Pdl, in attesa di eliminare l'Art. 67 della Costituzione, anche l'eventuale prossimo Premier Pdl si troverà nella medesima situazione di ingovernabilità. Sempre sottoposto a ricatti. Dario Cuzzi Gottolengo (Brescia) Buongiorno Dottor Mainiero, ho apprezzato molto i suoi commenti sulle dichiarazioni del giovane Colaninno. A mia volta ho due domande/commenti: 1) se lor giovani industriali ritengono che la situazione sia eccezionale, perchè per una volta invece di riunirsi a Capri non sono andati, che so, a Treviglio o a Fidenza o magari a Prato, dove potevano comunque disquisire di strategie mandando però un segnale di sobrietà? 2) Proprio Colaninno junior ha incarichi nel gruppo del senior, che, come la maggior parte dei gruppi di Confindustria, potrebbe iniziare a provocare il cambiamento senza invocare interventi supremi. Come? Pagando i fornitori a breve termine, in attesa che una legge (utopia pura!) imponga a tutti (pubblico e privato) di pagare a 60 giorni e faccia chiudere le aziende che non rispettano le scadenze, cosa che succede nella tanto citata Germania. Invece da noi chiudono i fornitori perchè non riescono ad incassare, peggio poi se hanno venduto qualcosa alla pubblica amministrazione o se hanno dei crediti Iva non compensabili con le altre tasse. In attesa della legge, chi vuole può procedere di sua iniziativa, nessuno lo impedisce. Roberto Bardoni e.mail Caro Mainiero, se a New York alla maratona c'erano ufficialmente come sembra 3538 italiani su 47.000 partecipanti (7,5%) ciò significa che tutti questi poveri tanto cari a Bersani erano con lui a Roma, mentre i francesi e i tedeschi li abbiamo polverizzati, stavolta hanno proprio poco da ridere. Enzo Bernasconi Varese Prima la dichiarazione che l'euro non ha convinto nessuno. Aggiungerei io: nessuno degli italiani e ancora meno europei. Poi l'immediata smentita: una frase interpretata in maniera maliziosa e distorta. Io non interpreto né distorco un bel niente, ascolto e basta e se serve mi creo un'opinione su quanto ho ascoltato, non ho bisogno della maestrina che mi spieghi il reale significato e che a colpi di penna rossa corregga ciò che credo di aver compreso. Il dietrofront così immediato non è altro che la conferma di quanto accaduto due anni fa. L'11 dicembre 2009 usciva su “Il Giornale”, di proprietà di Berlusconi, un editoriale dal titolo “Quella sovranità della moneta in mani private”. Un attacco frontale al potere dei banchieri. Per pura coincidenza appena due giorni dopo arriva la risposta: un pazzo che scaraventa la statuetta in faccia al premier. Un avvertimento in piena regola, il consiglio spassionato di smetterla e magari di invitarlo a occuparsi d'altro, magari di escort. Fu un pazzo ad assassinare Kennedy e Lincoln, fu un pazzo a tentare di uccidere Reagan (30 marzo 1981), tutti osarono schierarsi contro l'enorme potere dei banchieri. Anche in questo caso il potere vero, quello che sta sopra tutto e che tutto comanda è subito intervenuto e il premier più o meno democraticamente eletto ha dovuto fare retromarcia, pena il rischio che possa accadere qualcosa di molto spiacevole. Andrea Bucci Torino E' mai possibile che non si capisca che l'idea bastarda di un governo tecnico significa consegnare le sorti del Paese in mani che non saranno responsabili politicamente del loro operato? Berlusconi, se e quando verrà sfiduciato, lo sarà per non avere attuato un certo programma di governo che è un patto con gli elettori che lo hanno votato. Caro Mainiero, un tecnico invece non è stato eletto e quindi non risponderà delle proprie azioni in quanto svincolato dagli elettori. Giuseppe Zanandrea Merano E lo dice a me, caro Zanandrea? Sempre pensato, e scritto, le stesse cose. Cosa vedo? Giggino De Magistris che viene contestato dai disoccupati, episodio che indica la fine della luna di miele tra Napoli e Mr. Flop. E' evidente, come dicono i difensori d'ufficio del clone di Tonino, che lui non può certo inventarsi il lavoro, ma avrebbe dovuto pensarci prima di fare promesse a vanvera. Carlo Xavier e.mail

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