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Obama e Sarkozy sbarcano a Tripoli per salvare la sedia

Editoriale di Belpietro del 20 marzo 2011: a decidere l'intervento non sono state le armi di distruzione di massama le armi di distrazione di massa

Nicoletta Orlandi Posti
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Senza attendere gli altri Paesi europei, la Francia ha spedito i suoi caccia a colpire Tripoli: a Sarkozy evidentemente prudevano le mani, voleva dare una lezione a Gheddafi e fare qualche fuoco artificiale. Come si sia giunti a una tale situazione non è chiaro e per quanto mi interroghi non riesco a trovare la ragione che abbia spinto i principali Stati occidentali a decidere di bombardare la Libia. Forse a causa di un'antipatia verso i tiranni che li spinge a stare dalla parte degli insorti, pronti anche alla guerra pur di difenderne la libertà? Non penso proprio, altrimenti dovrebbero sganciare ordigni anche sul Bahrain, dove pure è in corso una rivolta che il monarca Isa Al Khalifa sta spegnendo nel sangue con la collaborazione dei sauditi, nostri alleati nell'offensiva anti Gheddafi. E dopo il piccolo staterello del Golfo Persico dovrebbero dedicarsi allo Yemen, dove ieri hanno fatto secchi una quarantina  di cristiani - pardon, musulmani - quindi verrebbero la Siria, l'Iran, il Sudan e così via. Senza dimenticare però il Tibet e la Birmania, dove da anni ci sono regimi che massacrano chiunque vi si opponga.Dunque, se fosse perché non ci piacciono i dittatori, dovremmo aprire le ostilità nei confronti di mezzo mondo. No, non è perché abbiamo sposato la causa della libertà che siamo pronti a imbracciare i fucili contro il beduino sahariano.  Forse abbiamo deciso di tirargli in testa qualche ordigno perché stanchi di essere minacciati dal vecchio leone di Tripoli? Nemmeno questo può essere il motivo: Gheddafi negli ultimi tempi non era più quello di Lockerbie, cioè l'uomo che finanziava i movimenti terroristi e dava loro ospitalità e coperture. Recentemente con la sua corte di amazzoni e di cavalli berberi si divertiva a fare un po' di circo con i potenti, ma di fatto non faceva paura a nessuno, se non un po' a noi italiani, con lo spettro della chiusura dei rubinetti di gas e petrolio in pieno inverno. Rispetto a lui suscitano più terrore Ahmadinejad, con il suo programma di arricchimento nucleare e i missili puntati sull'Occidente e perfino quel mezzo maniaco di Kim Jong-il, il coreano armato fino ai denti dai cinesi. I due non hanno niente a che vedere con il tripolitano, il quale possiede dei Mig scassati, qualche batteria antiaerea e nulla più. Qui non ci sono le armi di distruzione di massa, come in Iraq, che seppur inventate costituirono il pretesto per levare di mezzo Saddam, il quale per altro un paio di guerre riuscì a scatenarle, gasando anche 180 mila curdi. O forse più dei diritti umani premono quelli per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi? Noi italiani già li abbiamo, ma i francesi no e le loro aziende sono a caccia di nuovi giacimenti. Gli americani il petrolio ce l'hanno però se ne trovano altro mica lo buttano via. È questa la ragione della guerra? Forse, ma per dirlo bisognerebbe anche poterlo provare. E allora perché diavolo ci armiamo e partiamo? A dire il vero credo che nessuno lo sappia con precisione e l'unica spiegazione è che così qualcuno ha deciso e dunque tocca adeguarsi. Di sicuro qui da noi, che la Libia l'abbiamo a due passi, ci accodiamo mal volentieri. Avessimo potuto ci saremmo tirati indietro e per ventiquattr'ore abbiamo sperato che la Russia o la Cina mettessero il veto alla risoluzione dell'Onu. Poi c'era venuta la mezza idea di tenere il piede in due scarpe, prestare le basi aeree agli americani e lasciare a loro il lavoro sporco senza parteciparvi. Infine, s'è deciso per l'intervento, ma certo con poca convinzione. Gli unici che paiono felici come delle pasque sono gli ex pacifisti, quelli che esponevano le bandiere color arlecchino alle finestre. Gli stessi che si erano opposti alle missioni in Afghanistan e Iraq, adesso applaudono all'idea di bombardare Tripoli. Sospetto che la ragione di una tale inversione a U sia dovuta soprattutto al fatto che in America ora non c'è più un repubblicano, cioè un fascista, come George Bush, ma un sincero democratico, cioè progressista, come Barack Obama. Quando gli Usa bombardarono Belgrado, alla Casa Bianca c'era Bill Clinton e infatti la sinistra aderì entusiasta, mandando anche i nostri aerei a sganciare ordigni a grappolo, dimenticandosi perfino di farsi dare il via libera dal Parlamento. Evidentemente ci sono bombe e bombe. E quelle di sinistra non fanno male. Comunque, tornando alla domanda iniziale e alle ragioni della fretta di colpire Tripoli, ho la sensazione che a decidere l'intervento non siano state le armi di distruzione di massa, come quelle che si immaginavano essere a Baghdad, ma le armi di distrazione di massa. Paesi in crisi, con leadership in difficoltà come quella francese e americana, hanno bisogno di qualche cosa per rilanciarsi e dunque che c'è di meglio di una guerricciola da svolgersi in fretta e senza troppi rischi, ma con tanto merito? Cacciare il puzzone del deserto senza rimetterci la ghirba è un'operazione capace di far sembrare un gigante anche un tappo della politica come Sarkozy. Dunque, via con la guerra. E speriamo che Dio ce la mandi buona. di Maurizio Belpietro  

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