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Cos'hanno in comune Augias, l'Albanese e Landini

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sabato 6 dicembre 2025
1' di lettura

La parola della settimana è libertà — e la cronaca dimostra quanto in Italia il termine venga spesso invocato per escludere invece che includere. Dalla lista di intellettuali che tenta di estromettere la casa editrice “Passaggio al Bosco” dalla fiera Più Libri Più Liberi, alle reazioni isteriche dopo l’assalto di Askatasuna alla redazione della Stampa, Senaldi ricostruisce una settimana in cui la sinistra culturale e politica ha mostrato tutta la fragilità del proprio rapporto con il pluralismo.

Nell’episodio si intrecciano casi e protagonisti che, per motivi diversi, rivelano lo stesso schema: l’Albanese che giustifica la violenza finché non tocca la sua parte, sindacati che parlano di “rivolta sociale” salvo poi stupirsi se qualcuno passa dalle parole ai fatti, firme come Augias che predicano libertà ma firmano liste di proscrizione. Il risultato è un Paese in cui la libertà di espressione è difesa solo quando è la nostra, e combattuta quando appartiene agli altri. Senaldi mette ordine nel caos e mostra il paradosso con cui l’Italia continua a fare i conti: un Paese che cita Gaber ma applica la libertà a targhe alterne.