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Giorgia Meloni inchioda l'Ue: "800 milioni per le ristrutturazioni? Non è priorità"

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mercoledì 17 dicembre 2025
2' di lettura

"Esattamente come in Italia siamo chiamati a razionalizzare le spese delle nostre amministrazioni pubbliche così esigeremo la disciplina finanziaria da parte delle istituzioni europee. Ad esempio, insieme a diversi altri Stati membri, l'Italia ha recentemente chiesto di rivedere il piano di ristrutturazione di uno dei palazzi del Consiglio dell'Unione europea a Bruxelles, con un costo stimato in oltre 800 milioni di euro. Non è questo il tipo di investimenti europei che ci pare prioritario in questa fase". Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alle Camere in vista del Consiglio europeo.

Ma c'è stato spazio anche per la retromarcia sulle auto green. "L'approccio italiano continua a fondarsi sul principio di neutralità tecnologica e su una visione pragmatica. Posizioni che cominciano a farsi spazio, a partire dalle proposte presentate ieri dalla Commissione europea nell'ambito del nuovo 'pacchetto automotive', fortemente richiesto dall'Italia", ha spiegato il premier. "Ben siano dunque - ha continuato - i passi avanti in termini di maggiore flessibilità per i costruttori di veicoli pesanti; ben vengano la rinnovata spinta per un'alleanza europea sulle batterie; ben vengano l'esclusione dei veicoli pesanti e delle piccole e medie imprese, nonché i target nazionali e non più aziendali, nel provvedimento sulle flotte aziendali verdi; e ben vengano il superamento del 'tutto elettrico' per auto e furgoni al 2035 nonché l'approvazione del principio di neutralità tecnologica".

Meloni ha poi sottolineato che "sono tutte posizioni che avevamo fortemente sollecitato nel corso degli ultimi mesi, da ultimo indirizzando, insieme ad altri cinque Stati membri, una lettera alla presidente della Commissione europea, e coordinando la nostra azione con la Germania, che ha inviato a sua volta una propria lettera, dello stesso tenore, a firma del Cancelliere Merz e ha poi sottoscritto un documento italo-tedesco firmato dai ministri dell'industria Urso e Reiche".