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"Autonomi per vocazione"

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Il Pdl veneto non si arrende

Eloisa Palomba
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E' il portavoce di Giancarlo Galan. Di fatto parla come se a farlo fosse proprio il governatore del Veneto. Franco Miracco ripercorre per Libero-news gli ultimi eventi politici della sua regione, dopo l'autoconvocazione di lunedì 14 luglio a Padova da parte di sindaci, assessori, consiglieri ed elettori che chiedono un Pdl autonomo e federato, una Popolo della libertà alla bavarese. “Non è gente che vuole separarsi, ma vogliono invece essere costruttori di un Pdl sentito”, dice Miracco, “ma non solo qui da noi, in Veneto, perché a Padova c'erano anche rappresentanti di Udine, Bolzano e Biella”. Quanto c'è di Galan in questo movimento? C'è chi lo considera una sorta di “deus ex machina”. C'è chi dice che questo movimento lo abbia evocato lui attraverso il suo libro “Il nordest sono io”, soprattutto nelle prime 50-60 pagine. Ma all'interno c'è una sigla, un modo di dire come “Forza Veneto” che si legano al mito del nordest creato, primo fra tutti, da Giorgio Lago, storico direttore del Gazzettino. E' chiaro che l'occasione delle presentazioni del libro in quasi tutta la regione ha creato un dibattito politico su un soggetto che rappresentasse il Pdl in Veneto. C'è quella storia con Verdini, il coordinatore nazionale di Forza Italia, però… Verdini venne a Padova e tenne un intervento poco in sintonia con l'umore della platea, un'assemblea di Forza Italia. Dicendo che tutto sarebbe stato deciso a Roma. Il problema è che da noi l'anno prossimo ci sono le elezioni e come pensano di creare un partito a ridosso delle elezioni? Non sarebbe una genialata. Era intervenuto anche Ghedini, il coordinatore regionale, dicendo che non era tanto d'accordo con Galan quando diceva che abbiamo subito una catastrofe elettorale nelle ultime elezioni. E invece? Beh, la gente gli ha ribattuto che avevamo perso il 30%. E se non è una sconfitta questa, non so che dire. Poi viene la Lega che non apprezza la strategia. Mah, io mi sorprendo quando la Lega se la prende con noi. Mi domando: come dovremmo chiamarlo questo Pdl in Veneto? D'altra parte questo è un partito in sintonia con quanto dicono Berlusconi e Fini. Con l'aggiunta di una vocazione all'autonomia, rimanendo però federati con la realtà nazionale. Cosa intende per partito autonomo? Intendo primarie, congressi, in una sola parola: democrazia. Non è una cosa originale, capisce? Nel Veneto questa esigenza è fortemente sentita, è una terra dove l'individualismo è connaturato, da qui il nostro successo economico. Non abbiamo Milano, Roma o Torino, ma tante piccole capitali che hanno fatto la nostra storia. E mi chiedo: ma è possibile dover aspettare quello che decidono da Roma e da Milano? Da un vertice senza il coinvolgimento degli elettori? Mi auguro che chi sta lavorando al Pdl tenga contro di tutto ciò, altrimenti sarebbe una grande delusione. Ne terranno conto, secondo lei? Le nostre sono esigenze sentite anche altrove, in particolare in Veneto, questo sì. Ma d'altraparte la Lega è nata in Veneto, non di certo in Brianza. Questa è una regione che ha una bandiera con centinaia e centinaia di anni di storia, non è una semplice elaborazione grafica. Se gli autoconvocati di Padova vogliono un Pdl veneto, vanno capiti e non scomunicati. Ci mettono entusiasmo. E cosa si può voler di più in questi tempi dalla politica?

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