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Nel Pd è guerra di tessere

Rutelli: "Il partito è fritto"

Silvia Tironi
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Si parla di tessere e nel Partito democratico si riaccendono le polemiche. La direzione del Pd ha confermato che il congresso si terrà a Roma, l'11 ottobre: la richiesta di Ignazio Marino di far slittare il tesseramento al 31 luglio. In questo modo, secondo alcuni, si metterebbero a rischio le primarie. Il fatto è che la quota iscritti è ferma a 600.000 e pare non volersi schiodare: il calo degli iscritti sarebbe pari a un terzo di quelli dei Ds e della Margherita messi assieme. Il responsabile organizzativo del Pd, Maurizio Migliavacca, ha provato a fare il punto della situazione: “Tutti coloro che sono regolarmente iscritti e registrati fino a oggi, avranno il diritto di voto e di essere candidati al congresso”. Grillo fuori gioco - Tra coloro che hanno vantato una tessera, c'è pure il comico genovese Beppe Grillo, il quale però non avrebbe i requisiti perché la sua iscrizione possa essere considerata valida. “Ha ispirato e fa parte di un movimento che è contrapposto al Partito democratico”, ha commentato Migliavacca. Di conseguenza, una sua candidatura alle primarie non è nemmeno da prendere in considerazione. "Il Pd è bollito" - I battibecchi interni, nel frattempo, si susseguono. Francesco Rutelli, dalle colonne del quotidiano Europa ha sparato i suoi colpi: se il Partito democratico “accetta di essere sistematicamente qualificato come la sinistra, più ancora che bollito è fritto”. “Non ho bisogno – si legge nell'articolo di Rutelli – di citare titoli di giornali, saggi, articoli, commenti. Il Pd viene quotidianamente, quasi universalmente presentato come la sinistra italiana”. E questo ai centristi non piace.

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