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Fini striglia la Lega

E rilancia su voto a immigrati

Dario Mazzocchi
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Sull'immigrazione occorre una “discussione serena” e non fare solo della propaganda. E in vista delle Amministrative, sarebbe una sfida da vincere quella di concedere il voto proprio agli immigrati. Gianfranco Fini non molla e, ospite del convegno delle Acli a Perugia, torna alla carica: “Serve una discussione serena e seria che parta da alcuni dati di fatto e dall'esperienza di altri Paesi senza cedere a tentazioni propagandistiche in vista delle prossime tornate elettorali”. Il riferimento è soprattutto alla Lega Nord. "Il voto agli immigrati? Scelta lungimirante" - Il presidente della Camera non si è fermato qui e ha aggiunto che è “una scelta coraggiosa e lungimirante” quella compiuta da alcuni Paesi europei come la Danimarca, la Svezia, la Finlandia e l'Olanda che hanno esteso “agli stranieri il diritto di voto in occasione delle elezioni locali e regionali”. Questa scelta per Fini “tende a riavvicinare la cittadinanza sociale a quella politica, nonché a fornire nuove opportunità di integrazione ai lavoratori stranieri attraverso la partecipazione alla vita democratica”. "Rischio di tensioni sociali" - “I diritti degli stranieri - ha proseguito - sono tutelati dal principio generale d'uguaglianza che impedisce ogni forma di discriminazione nella fruizione dei diritti sociali, e tuttavia tale garanzia non comprende l'esercizio dei diritti politici. Ci troviamo di fronte - ha osservato - ad una contraddizione che non può essere negata e che può produrre, in prospettiva, tensioni sociali e determinare nuove forme di emarginazione”. Frattini: chi paga le tasse deve essere rappresentato - Dalle colonne del Corriere della Sera, anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha aperto al voto per gli immigrati: “Chi paga le tasse, chi parla l'italiano, chi rispetta la Costituzione e la bandiera, deve avere il diritto di rappresentanza. No taxation without representation; come possiamo riscuotere tasse, se non ricono¬sciamo a chi le paga il diritto di essere rap¬presentato?”. Per il titolare della Farnesina, “il PdL deve lavorare in modo or¬ganico su un'integrazione non solo securi¬taria. Purtroppo, temo che se oggi sottopo¬nessimo a un esame la conoscenza della lingua e della Costituzione degli extraco¬munitari che sono in Italia anche da più di cinque anni, non molti lo passerebbero. Ma se ci sono uomini e donne che amano l'Italia, perché dobbiamo considerarli stra¬nieri? Con tutti gli italiani che non amano il loro Paese...”.

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