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Camera, dieci commessi indagati per truffa e falso

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Usavano badge non autorizzati. Fini delibera la sospensione dal servizio

Michela Ravalico
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Nuovo scandalo dei cartellini. Questa volta, nel mirino degli inquirenti, sono finiti dieci dipendenti della Camera dei deputati. I dipendenti di Montecitorio risultano indagati dalla Procura di Roma per i reati di truffa e falso. Il procedimento è stato istruito sulla base di una relazione compilata dagli uffici della Camera e inviata a piazzale Clodio nei giorni scorsi. Il dossier, secondo quanto si è appreso, concerne l'uso di badge non autorizzati, falsi o scambiati. Le tessere magnetiche, in particolare, sarebbero state utilizzate per figurare presenti a lavoro senza esserlo. Gli accertamenti sono stati affidati dal Procuratore capo Giovanni Ferrara ad un pubblico ministero che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione. Di recente gli inquirenti della Capitale si sono occupati di impiegati, in quel caso della Cassazione, che eludevano i sistemi "marcatempo" scambiandosi i badge. Ora le verifiche sono arrivate nella fase della richiesta di rinvio a giudizio. Il presidente della Camera Gianfranco Fini, su proposta del segretario generale, ha disposto la misura cautelare della sospensione dal servizio nei confronti dei dipendenti indagati dalla Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sull'uso irregolare dei tesserini per la rilevazione delle presenze sul posto di lavoro. La misura cautelare, prevista dalla normativa interna, è stata adottata in ragione della "gravità" dei fatti e anche "a tutela dell'immagine della Camera dei deputati e di tutti i dipendenti che con rigore, professionalità e dedizione operano quotidianamente a supporto dell'istituzione parlamentare".

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