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Usa: vendiamo armi a Taiwan. Cina indignata

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Nuove tensioni America-Pechino: si riapre il fronte orientale

Monica Rizzello
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Continua la “guerra fredda” tra Cina e Usa. La decisione degli Stati Uniti di vendere a Taiwan armamenti per 6,4 miliardi di dollari ha infatti provocato la immediata reazione della Cina, che ha espresso «indignazione» per la iniziativa della amministrazione Obama. Il vice-ministro degli esteri cinese He Yafei ha detto che la decisione «avrà un grave impatto negativo» nei rapporti tra Pechino e Washington, sottolineando che l'iniziativa americana è destinata a «deteriorare» i rapporti tra i due paesi ed avere «un impatto molto negativo sulla cooperazione» tra Usa e Cina «in campi importanti». La Casa Bianca aveva notificato ieri al Congresso l'intenzione di vendere a Taiwan armamenti per oltre 6 miliardi di dollari, tra cui elicotteri Blackhawk e missili Patriot. Si tratta della prima comunicazione di questo tipo fatta dalla amministrazione Obama. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, aveva precisato che la vendita riguarda la vendita di elicotteri Blackhawk UH-60, di missili Patriot a “Capacità Avanzata” (PAC-3), e di altro materiale con funzioni di sorverglianza e di controllo. Precisando che gli Usa non avevano hanno ancora comunicato alla Cina in via ufficiale questa loro decisione,  Crowley ha detto: «È questa una chiara dimostrazione dell'impegno dell' amministrazione di fornire a Taiwan gli armamenti difensivi di cui ha bisogno». Dopo l'annuncio fatto dalla Casa Bianca, non si è fatta attendere la risposta di Pechino, che considera Taiwan una sua provincia. I rapporti tra Repubblica popolare e Stati Uniti stanno attraversando un periodo di freddezza, e anzi su molti temi, tra cui i diritti umani, il Tibet e la sicurezza sui prodotti commerciali, sono da tempo tesi. Nelle ultime settimane, inoltre, le relazioni Cina-Usa hanno conosciuto un ulteriore irrigidimento in seguito alla vicenda Google: gli Usa hanno apertamente accusato la Cina di «pirateria informatica» dopo che il motore di ricerca aveva reso noto che hacker cinesi erano entrati nelle caselle postali di dissidenti cinesi. La Cina aveva respinto le accuse, e un portavoce del ministero dell'Informatica aveva definito «senza fondamento» le affermazioni di Google. Pechino ha sospeso ormai da due anni ogni contatto di tipo militare con gli Stati Uniti dopo che l'allora presidente George W. Bush aveva presentato al Congresso un progetto per vendere armi a Taiwan. Ora che il presidente Obama ha annunciato una iniziativa analoga, da Pechino sono giunte immediatamente reazioni di sdegno che rischiano di compromettere ulteriormente i rapporti tra i due paesi. Oggi il vice ministro cinese ha aggiunto che il suo governo «è assolutamente indignato» per la vendita che il presidente americano Barack Obama ha oggi proposto al Congresso. Dal canto suo, Taiwan saluta l'annuncio degli Stati Uniti di procedere con la vendita all'isola di armi: «La continua fornitura di risorse difensive a Taiwan da parte degli Stati Uniti in linea con il Taiwan Relations Act renderà Taiwan più sicura nella promozione della riconciliazione con la Cina e porterà a pace e stabilità negli Stretti di Taiwan - si legge in una nota del ministero della Difesa di Taipei - I vari tipi di armi difensive vendute dagli Stati Uniti a Taiwan ci aiuteranno a modernizzare la nostra difesa». Di tutt'altro tenore le dichiarazioni arrivate da Pechino, che considera l'isola una “provincia ribelle” e che vorrebbe riportare sotto la sua sovranità. Dopo la notifica dell'amministrazione al Congresso della proposta per la vendita di armi, il vice ministro degli Esteri cinese He Yafei ha infatti consegnato una dura nota di protesta all'ambasciatore americano a Pechino, Jon Huntsman, nella quale avverte che «l'annuncio degli Stati Uniti avrà un serio impatto negativo su molte importanti aree di scambio e cooperazione tra i due Paesi». «La decisione - ha proseguito He - viola i tre comunicati congiunti tra Cina e Stati Uniti, in particolare quello del 1982 in cui gli Stati Uniti si impegnano a ridurre gradualmente le proprie vendite di armi a Taiwan». Da qui, il monito a Washington perchè «riconosca la gravità della questione, revochi la decisione sbagliata e fermi la vendita di armi a Taiwan». La Cina sospenderà gli scambi e le relazioni sul piano militare con gli Stati Uniti, in risposta alla decisione di Washington: «Considerato il grave danno e il disgustoso effetto della vendita di armamenti da parte degli Stati Uniti a Taiwan, la parte cinese ha deciso di sospendere le previste visite militari reciproche», afferma il ministero della Difesa cinese citato da Nuova Cina. La Cina oggi ha convocato l'addetto militare degli Stati Uniti a Pechino in reazione alla decisione annunciata da Washington di vendere armamenti a Taiwan.

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